L’incontro tra Mario Draghi e i sindacati sulle pensioni sarebbe “andato male“, secondo quanto affermato dalle parti sociali. Nel vertice di Palazzo Chigi infatti non sembra essere stato raggiunto nessun accordo sulla manovra che prevede la cosiddetta Quota 102/104 e ci sarebbe un vero e proprio braccio di ferro in un clima teso. Il colloquio con Cigl, Cisl e Uil e governo dovrebbe ripartire domani.
I sindacati si oppongono al ritorno, anche progressivo, della legge Fornero dopo la mancata conferma di Quota 100. Luigi Sbarra della Cisl ha definito l’incontro “insufficiente” e in caso di mancato accordo i sindacati valuteranno “come dare luogo a una fase di mobilitazione a sostegno delle nostre rivendicazioni. La manovra rischia di venire avanti con gravi insufficienze e squilibri per effetto del mancato confronto con le parti sociali e il sindacato. Nel merito ci sono luci e ombre”. Maurizio Landini della Cigl ha detto: “Il lavoro non può essere precario. Accordi non ce ne sono stati. Pretendiamo che gli investimenti per la crescita non producano lavoro precario”. (agg. di AM)
VERTICE FINITO, COSA È CAMBIATO
Il vertice a Palazzo Chigi è concluso, quantomeno la riunione tra Draghi e sindacati, e le distanze al momento restano: quando ancora i leader di Cgil, Cisl e Uil sono a colloquio con i Ministri presenti al vertice, le fonti d’agenzia riportano di un possibile rinvio della Quota 102 per le pensioni nella prossima Manovra.
I sindacati come noto si oppongono ai regimi delle “Quote” e in effetti il Presidente del Consiglio non avrebbe fatto alcun accenno alla proposta lanciata negli scorsi giorni dal Ministro dell’Economia Daniele Franco: oltre alle sigle nazionali anche la Lega si è opposta con forza alla misura, invocando invece una versione rinnovata della Quota 41, ovvero in pensione dopo i 41 anni di contributi. Il clima descritto però al vertice del pomeriggio è “molto sto”, con un braccio di ferro tutt’altro che concluso sul tema pensioni e sull’accantonamento del fondo per il taglio delle tasse: Luigi Sbarra, segretario Cisl, aveva anticipato l’incontro dichiarando che, «qualora le loro proposte o indicazioni vengano ignorate, allora gli scioperi saranno inevitabili». Simile la nota lanciata da Landini prima del “nulla di fatto” a Palazzo Chigi: «pensione dignitosa e di permettere anche quando uscire. Se ciò non dovesse avvenire, dobbiamo mettere in campo tutte le azioni necessarie di mobilitazione per arrivare a questi risultati». Per il fondo sul taglio delle tasse si va verso l’accantonamento di 8 miliardi per il 2021, con un intervento successivo (e possibile Decreto legge durante conversione in Parlamento) per dettagliare al meglio le misure: i tempi sono stretti e il Governo Draghi intende accelerare per non mancare gli impegni presi con Bruxelles tanto sulla Finanziaria quanto sui progetti del PNRR.
FONTI DI GOVERNO: LE PRIME NOVITÀ SULLE PENSIONI
Fonti di Governo presenti all’incontro di Palazzo Chigi riportano della quasi certa ormai presenza in Manovra della proroga di Opzione Donna e dell’ampliamento dell’Ape Sociale a nuove categorie di lavoratori.
È cominciato il vertice tra il Premier Draghi e i leader dei tre sindacati nazionali: presenti per il Governo anche il ministro dell’Economia, Daniele Franco, il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, e il ministro della Pa, Renato Brunetta, con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli. «Siamo pronti ad ascoltare cosa dirà il governo. Riproporremo, cosa che facciamo da sei mesi, una discussione strutturale sulla riforma del welfare in questo Paese. Se poi la strada del ritorno alla normalità dovesse essere quella della riforma Fornero, noi su questo tema non ci stiamo», ha spiegato entrando a Palazzo Chigi il leader Uil Pierpaolo Bombardieri. «Ricordiamo la lettera che Draghi mandò e che diede inizio al governo Monti, le condizioni oggi sono cambiate. La riforma non può cambiare ad ogni tornata elettorale, quindi ci aspettiamo delle risposte in tal senso. Se non ci saranno Cgil, Cisl e Uil valuteranno le risposte da dare», aggiunge il segretario della Uil, sottolineando poi «andiamo senza nessuna preclusione, nessuna pregiudiziale. Vediamo che cosa ci diranno». Mentre slitta il CdM sulla Manovra di Bilancio, in attesa di una quadra su pensioni, tasse e Reddito di Cittadinanza, dovrebbe arrivare domani in Consiglio dei Ministri il nuovo Decreto Recovery per le misure necessarie ad accelerare la realizzazione del PNRR (fonte ANSA).
OGGI VERTICE DRAGHI-SINDACATI SULLE PENSIONI
È slittato ufficialmente a giovedì il Consiglio dei Ministri dove il Governo Draghi dovrà dare il varo definitivo alla Manovra di Bilancio 2022: le discussioni sulle pensioni, il Reddito di Cittadinanza, il taglio delle tasse e il nodo fiscale necessitano di ulteriore tempo supplementare. Dentro questi scenari si iscrive il confronto, deciso per oggi pomeriggio a Palazzo Chigi (alle ore 16), tra il Premier Mario Draghi e i leader dei sindacati confederali nazionali.
Landini (Cgil), Sbarra (Cisl) e Bombardieri (Uil) chiederanno al Presidente del Consiglio interventi immediati sulla prossima riforma pensioni, dopo aver definito senza mezzi termini il combinato disposto Quota 102-Quota 104 «una misura inutile»: non solo, i sindacati nazionali daranno la loro proposta di destinazione degli 8 miliardi stanziati in Finanziaria per il taglio delle tasse. «La proposta Quota 102 e 104, se venisse confermata dal Governo, costituirebbe una vera e propria presa in giro per i lavoratori. Con quei vincoli solo poche migliaia di persone nei prossimi anni potranno accedere alla pensione», ha spiegato stamane il segretario confederale Cgil, Roberto Ghiselli, alla vigilia dell’incontro con Draghi, il sottosegretario Garofoli e i Ministri Orlando e Franco.
PENSIONI & MANOVRA, IL FUTURO DOPO QUOTA 100
La proposta lanciata dal Ministro dell’Economia per la Manovra di Bilancio 2022 vede, in cambio della riforma pensioni di Quota 100 (in scadenza il 31 dicembre 2021), una Quota 102 per l’anno 2022 che diventerebbe Quota 104 entro il 2024. Sul tavolo anche la proposta dei sindacati di una Quota 41 per tutti (in pensione con 41 anni di contributi), e pure la legge illustrata dal Presidente Inps Pasquale Tridico, ovvero il pensionamento “in due tempi”. «Anticipare, per chi abbia compiuto 63-64 anni e volesse lasciare il lavoro, solo la quota contributiva della pensione rinviando l’assegno totale, comprensivo anche della parte retributiva, al compimento dei 67 anni»: la proposta Inps non convince appieno, men che meno la Quota 102, con sindacati e Lega appaiate in questa particolare contesa al MEF. «La Lega è al lavoro sul “salva pensioni”, per evitare il ritorno alla Fornero», hanno fatto sapere ieri il leader leghista Matteo Salvini e il suo responsabile Lavoro Claudio Durigon, entrambi ricevuti in un colloquio da oltre un’ora con il Premier Draghi. «L’obiettivo della Lega è evitare un ritorno alla Fornero: la discussione per una riforma ragionevole è in corso. Inutile soffermarsi ora su numeri e quote: dobbiamo dare risposte concrete alle lavoratrici ed ai lavoratori che attendono di poter andare in pensione», ha ribadito il sottosegretario al MEF per la Lega, Federico Freni.