Sembra essere tutto (quasi) pronto per la pubblicazione dell’atteso report richiesto da Ursula von der Leyen a Mario Draghi per tracciare il percorso che dovrà seguire l’UE nei prossimi anni per migliorare la sua competitività a livello internazionale: per ora starebbe circolando negli uffici di Bruxelles una primissima bozza di oltre quattrocento pagine datata 20 giugno – e visionata in anteprima da Politico -, mentre il primo passo ufficiale è atteso per domani quando verrà discussa in una seduta a porte chiuse con l’intero Parlamento ed infine verso la seconda settimana di settembre verrà ufficialmente pubblicata a beneficio di tutti.



Il punto di partenza del report di Mario Draghi sembra essere – non a caso – l’attuale fase storica e geopolitica che vede l’UE sempre più in difficoltà rispetto agli altri partner occidentali, schiacciata da un lato dalle pressioni sempre più belligeranti di un Vladimir Putin che non sembra voler lasciar perdere la guerra in Ucraina (con esiti che inevitabilmente si ripercuotono anche sull’economia dei 27); e dall’altra lato dall’ipotesi – sempre più concreta – che a novembre negli States venga rieletto l’ex presidente Donald Trump dando seguito alla già promessa interruzione dei rapporti militari con il territorio europeo.



Il report di Draghi sulla competitività UE: “Serve una politica comune di coordinamento del settore della Difesa”

In quest’ottica – e tenendo conto che si tratta di due questioni che esulano dal controllo europeo – Draghi punta i riflettori nella sua bozza soprattutto sulle aziende della Difesa, suggerendo un generale allentamento della burocrazia che permetterebbe di incrementare la produzione: dal conto di Bruxelles dovrebbe esser garantito loro un pieno accesso ai fondi pubblici europei, mentre si dovrebbe procedere anche ad una liberalizzazione delle fusioni (a discapito delle regole sulla concorrenza) perché in questo contesto “la base industriale (..) dell’UE – cita Politico – non sta tenendo il passo con i suoi concorrenti globali”.



Spetta – sempre secondo Draghi – all’UE assumersi le “responsabilità per la propria difesa e sicurezza” dato che attualmente dipende all’80% dagli approvvigionamenti statunitensi e presto potrebbe trovarsi a fare i conti con restrizioni imposte da Trump; senza dimenticare che restano critici anche i capitoli della spesa pubblica riservata al comparto militare – pari a circa un terzo rispetto a quella statunitense – e delle vendite concentrate quasi interamente all’interno dei singoli paesi in cui operano le industrie.

Il punto di arrivo del report di Draghi sono tre suggerimenti fondamentali che Bruxelles non dovrebbe ignorare: il primo riguarda la creazione di un principio di “preferenza europea” per aumentare le vendite interne e diminuire l’import dagli States; mentre il secondo è l’istituzione di un rapporto stretto tra Commissione, Servizio europeo per l’azione esterna e Agenzia per la difesa che si ricollegherebbe (e veniamo al terzo punto) ad una nuova “Autorità per l’industria della difesa” in grado di coordinare l’intero apparato militare con i consigli dei “rappresentanti dell’industria e degli Stati membri”.