«Con PD proponiamo una dotazione di 10.000 € per garantire alla generazione che più ha pagato COVID19 un’opportunità di formazione, l’impegno in attività economiche, la possibilità di andare a vivere per conto proprio»: prosegue sulla proposta della tassa di successione ai patrimoni alti per sovvenzionare la “Dote 18 anni” il Segretario del Pd Enrico Letta, che risponde a distanza al proprio stesso Presidente del Consiglio «I giovani durante tutto il Covid si sono sacrificati per proteggere la parte più fragile della nostra popolazione. Ricordiamocelo sempre. Ora è il momento di ripagarli di questo e degli altri sacrifici che da troppo tempo stanno subendo».



Replica a distanza, appoggiando la scelta del Premier Draghi, il “nemico” della Lega Matteo Salvini: «Anche in questa circostanza c’è piena sintonia con il premier Draghi, se c’è una cosa di cui l’Italia non ha bisogno sono nuove tasse. Letta e il Pd si rassegnino». «Quel genio di Letta lancia la tassa di successione, ma l’Italia non è Parigi, dove era abituato a cambiare champagne, le tasse se le tiene lui», ribadisce ancora il leader della Lega che si lancia poi in un paragone politi-calcistico, «Oggi Draghi lo ha fermato come un grande libero, alla Baresi». Per il Ministro del Lavoro Andrea Orlando, la misura proposta dal suo stesso partito va comunque nella giusta direzione, «Dobbiamo correggere la precarietà del lavoro. Questa battaglia si deve saldare con il tema della sicurezza perchè la maggior parte degli incidenti si manifesta in aziende piccole con lavoratori a contratto di apprendistato finti». Interventi a favore della misura Pd sulla dote ai 18enni anche i dem Misiani, Emiliano, Furfaro e Viotti. Draghi in conferenza stampa aveva anche spiegato, rispondendo indirettamente alla proposta Letta, che il Paese delineato da PNRR e Decreto sostegni guarda ai giovani «c’è molto per loro, la casa, i contratti di inserimento, l’intervento per partite Iva e turismo. Poi nel Pnrr, oltre a investimenti e transizione ecologica, i giovani sono ovunque: c’è una clausola di condizionalità e bisognerà privilegiare donne e giovani».



DRAGHI STOPPA LETTA SU NUOVE TASSE

«Tassa di successione sui grandi patrimoni per finanziare una nuova dote ai giovani?Non è il momento di prendere i soldi ma di darli»: è schietta la risposta di Mario Draghi in conferenza stampa di presentazione del Decreto Sostegni Bis in merito alla proposta formulata oggi dal Segretario del Pd Enrico Letta. Stamane al Corriere della Sera l’ex Premier aveva lanciato la proposta per istituire una nuova dote sui giovani, motivandola in questi termini: «Per la generazione più in crisi un aiuto concreto per studi, lavoro, casa. Per essere seri va finanziata non a debito (lo ripagherebbero loro) ma chiedendo all’1% più ricco del paese di pagarla con la tassa di successione».



Il Pd lancia la sfida, ma prima ancora del “niet” arrivato dal Centrodestra è il Presidente del Consiglio che stronca sul nascere la possibile nuova tassa voluta da Letta: «Non abbiamo mai parlato di tassa di successione e comunque è questo il momento di dare soldi ai cittadini, non di prenderli». Sempre in conferenza stampa, Draghi ha poi sottolineato come «Il principio di progressività  vada sempre preservato. E la riforma fiscale deve contribuire alla crescita. Non è tempo di politiche fiscali restrittive».

LA PROPOSTA DI ENRICO LETTA E LO SCONTRO NEL GOVERNO

Per il Partito Democratico l’idea di base sarebbe quella di favorire una redistribuzione del reddito a favore delle giovani generazioni: qualche giorno fa su Repubblica i due economisti Tito Boeri e Roberto Perotti avevano perorato la causa spiegando come l’Italia sia «un paradiso fiscale per le tasse sulla successione». Come riporta ancora Rep, la proposta di Letta punta a durare 5 anni, con modalità selettive e sottoposta ad alcuni vincoli per garantire progressività ed equità sociale. «I ragazzi che oggi ha fra i 13 e i 17 anni, al compimento della maggiore età potranno percepire un assegno del valore di 10mila euro. A goderne saranno però soltanto coloro che vivono in famiglie a reddito medio e medio-basso (come risulta dall’Isee), ovvero la metà della classe di popolazione di riferimento. Considerando che i giovani che ogni anno compiono 18 anni sono in media 560mila, saranno all’incirca 280mila i percettori del beneficio», spiega Repubblica riportando l’idea di Enrico Letta. Incassata la dote, potrà essere spessa solo su tre priorità: formazione e istruzione; lavoro e piccola imprenditoria; casa e alloggio. La misura a firma Letta, Tinagli, Provenzano, Misiani e Gribaudo punta ad una tassa di successione sui patrimoni che superano il milione di euro, circa l’1% della popolazione italiana: sotto tale soglia rimane salva la franchigia attualmente in vigore, mentre sopra i 5 milioni scatterà l’aliquota massima. Prima del no secco di Draghi però era già arrivato il freno da Forza Italia e Lega che non gradiscono la proposta in extremis di Letta in vista della prossima riforma fiscale: «Il segretario dem vuole mettere le mani nelle tasche degli italiani? Lo dica ai cittadini in campagna elettorale e proponga al Paese un esecutivo di sinistra con al primo punto programmatico l’aumento della pressione fiscale. Per noi è un’idea non percorribile», attacca il capogruppo azzurro alla Camera, Roberto Occhiuto.