Dall’Unione Europea fino all’Italia, le “mosse” della politica sui vaccini stanno rapidamente cambiando nel giro di poche settimane: dopo i ben noti “stop” ad AstraZeneca e Johnson & Johnson – i vaccini “tradizionali” con adenovirus come tecnologia utilizzata – la svolta dell’Europa è quella di non rinnovare i contratti con Az e J&J per puntare invece tutto sui vaccini a tecnologia mRna, ovvero Pfizer, Moderna e CureVac. Secondo quanto riporta oggi il Financial Times, il Premier Draghi avrebbe già intessuto dialoghi e rapporti ben sviluppati negli ultimi giorni per “anticipare” le mosse della Commissione Europea e puntare molto sulla produzione interna dei vaccini mRna per il prossimo biennio.
«Roma ha discusso della produzione interna di vaccini a base di mRNA con la biotecnologia americana Moderna, la svizzera Novartis e l’italiana ReiThera», scrive il FT riportando fonti dirette della trattativa. Nei giorni scorsi, intelocuzioni c’erano già state anche tra Novartis, ReiThera e il vaccino tedesco CureVac, il “terzo” mRna a breve in arrivo in tutta l’Europa.
PROGETTO ITALIA SUI VACCINI mRNA
Novartis ha già firmato un accordo con CureVac a marzo 2021 per produrre alcuni dei vaccini anti-Covid a livello locale, mentre nel caso di ReiThera (sviluppata in Italia) il vettore virale al momento resta un adenovirus ma è ancora in fase 2 della sperimentazione e dunque potrebbe essere modificato in corsa l’intero sviluppo. «I colloqui tra Novartis, ReiThera e il governo italiano erano in una fase iniziale – ha riferito una delle fonti al Financial Times – e potrebbero non portare a un accordo finale». Al momento tutti i diretti interessati – Novartis, ReiThera e CureVac – hanno rifiutato di rilasciare commenti sulla questione: stando però al prestigioso quotidiano inglese, Draghi avrebbe parlato direttamente con l’ad di Moderna Stéphane Bancel salvo però veder “fallire” i colloqui iniziali in quanto l’azienda farmaceutica «non ha la capacità di supervisionare il trasferimento della tecnologia necessaria ai laboratori di produzione italiani».
Al momento le dosi prodotte nel nostro Paese sulla scia delle scelte europee andrebbero a rinforzare la capacità di sviluppo a livello comunicativo dei sieri anti-Covid e non tanto una mossa per “riservarli” al solo utilizzo nazionale, ma v’è certo che il Governo italiano studia tutti i passi da compiere per anticipare eventuali lentezze/burocrazie europee che potrebbero mettere a serio rischio la vaccinazione nei prossimi mesi, specie se saranno confermati gli “addii” ai contratti AstraZeneca e J&J. Un funzionario della Commissione ha detto al FT che Bruxelles «ha accolto con favore l’impegno di Roma nella produzione di vaccini” ed era a conoscenza dei contatti tra le autorità italiane e le aziende». Di contro, già il Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti aveva commentato nei giorni scorsi «Le persone parlano molto di autonomia strategica, spesso in riferimento alla difesa, alla sicurezza, al mercato unico. Io credo che la prima autonomia strategica oggi dovrebbe riguardare i vaccini. Sia l’Italia sia l’Ue devono garantirci l’autosufficienza in termini di produzione di vaccini».