Il mondo delle imprese, stando soprattutto alla reazione del Presidente di Confindustria Carlo Bonomi, sembra aver apprezzato il discorso programmatico con cui Mario Draghi ha chiesto, e ottenuto, la fiducia in Parlamento. E anche secondo Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison e docente di Economia industriale all’Università Cattolica di Milano, il tessuto produttivo del Paese può trarre motivo di speranza dalle parole del Premier, «in particolare per il passaggio in cui ha detto: “Siamo una grande potenza economica e culturale. Mi sono sempre stupito e un po’ addolorato in questi anni, nel notare come spesso il giudizio degli altri sul nostro Paese sia migliore del nostro. Dobbiamo essere più orgogliosi, più giusti e più generosi nei confronti del nostro Paese. E riconoscere i tanti primati, la profonda ricchezza del nostro capitale sociale, del nostro volontariato, che altri ci invidiano”».



Perché è così importante questo passaggio?

Perché il Premier ha parlato della base del Paese: il mondo produttivo e quello solidale, straordinariamente rappresentato dal volontario e dal no profit che spesso non riusciamo pienamente ad apprezzare dato che mancano statistiche internazionali al riguardo. L’Italia ha questo modello chiamato oggi a evolvere, con una visione che arriverà, secondo Draghi, fino al 2050, seguendo le nuove direttrici del progresso tecnologico e scientifico. I settore del made in Italy avranno vantaggi se ci sarà un rafforzamento del sistema Paese con la digitalizzazione e la transizione ecologica.



È un passaggio che possiamo portare a compimento in modo fruttuoso?

La storia del nostro sistema produttivo, dal secondo dopoguerra in poi, è stata caratterizzata dalla progressiva specializzazione in nuovi ambiti: si è partiti con il tessile-abbigliamento e le calzature, poi si è entrati nelle ceramiche, nella rubinetteria e valvolame, quindi nella meccanica e nella macchine utensili, e ancora in segmenti specifici dei mezzi di trasporto, con la realizzazione di elicotteri e il primato mondiale per quanto riguarda la produzione di yacht. È stato un progressivo svilupparsi di nuove abilità produttive che ci ha portato nel 2019 anche ad avere la più forte crescita di export di farmaci a livello mondiale. Immaginare che anche nei settori green, nel digitale l’Italia possa fare dei salti in avanti non è un’illusione. Bisogna ovviamente creare le premesse affinché tutto questo avvenga e credo che due tecnici esperti come Cingolani e Colao sapranno indicare gli opportuni indirizzi di intervento.



Draghi ha anche detto che “il Governo dovrà proteggere i lavoratori, tutti i lavoratori, ma sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. Alcune dovranno cambiare, anche radicalmente. E la scelta di quali attività proteggere e quali accompagnare nel cambiamento è il difficile compito che la politica economica dovrà affrontare nei prossimi mesi”. Concretamente cosa significherà tutto questo?

È difficile immaginare come potrà concretizzarsi questo indirizzo del Premier. Il Governo precedente aveva dovuto fare i conti con un’emergenza e in virtù di essa aveva concentrato una massa enorme di risorse sulla difesa dello status quo contro la pandemia. Le risorse, però, non sono infinite e Draghi ne è certamente consapevole. Credo che il suo messaggio sia stato quello di far capire, da un lato, che non si possono cristallizzare situazioni di crisi irreversibile, per le quali andranno trovati comunque degli strumenti condivisi anche con le parti sociali, e, dall’altro, che ci sono settori che meritano attenzione come il turismo.

Proprio al turismo il Premier ha dedicato un passaggio del suo discorso, spiegando che “imprese e lavoratori in quel settore vanno aiutati ad uscire dal disastro creato dalla pandemia”.

Sì, non c’è una spiegazione precisa degli interventi che il Governo intende attuare, ma il Premier fa ben intendere che il turismo ha patito molto la crisi, forse più di tutti gli altri settori, ma non è decotto. Forse non tutti sanno che l’Italia nel 2019 era al secondo posto tra i Paesi del G20, alle spalle degli Usa (notevolmente più grandi di noi), per numero di notti trascorse in hotel: 140,6 milioni. Abbiamo quindi un enorme potenziale turistico, che in futuro può continuare a esistere. Aiutare quindi imprese e lavoratori che si sono ritrovati in difficoltà nel 2020 per effetto della pandemia significa intervenire in un settore vitale per il Paese e per la sua coesione sociale, visto l’enorme indotto.

Draghi ha anche fatto intendere che il Governo interverrà sulle tasse, ma lo farà seguendo un metodo diverso da quello visto negli ultimi anni…

Sì, ha messo in chiaro che il fisco è una materia delicatissima che non deve essere oggetto di annunci. Non a caso ha citato il lavoro della commissione di esperti in Danimarca e quello di Visentini e Cosciani negli anni ’70 in Italia. Ha anche detto che l’obiettivo del Governo è quello di ridurre gradualmente il carico fiscale, preservando la progressività. Ha fornito quindi un’impostazione di metodo, sia di lavoro, sia di visione, su come si interverrà sulla materia.

Crede che ci sarà lo sblocco dei cantieri che lei stesso auspica da tempo per dare una spinta alla ripresa dell’economia?

È una materia se vogliamo più di cucina contabile macroeconomica, ma se oltre a perseguire i programmi di lungo medio termine che sono stati indicati con chiarezza si fa anche il possibile per accelerare lo sblocco degli investimenti credo che avremo un aiuto importante per questo 2021 anche per quel che riguarda una gestione dei conti pubblici più favorevole, perché se il Pil cresce un po’ di più del previsto scendono i rapporti deficit/Pil e debito/Pil su cui i riflettori sono sempre accesi. Mi auguro che anche sotto questo profilo ci sia capacità e pragmatismo per poter intervenire rapidamente.

(Lorenzo Torrisi)

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