IL PROGETTO DRAGTIVISM JR PER I MINORI IN SPAGNA PAGATO COI SOLDI PUBBLICI UE: COS’È E PERCHÈ HA SCATENATO POLEMICHE
Si è tenuto in Spagna in questo prima parte di settembre un progetto finanziato dall’Unione Europea tramite Erasmus che ha fatto molto discutere, anche in Italia: si chiama “DragTivism Jr”, è costato 35mila euro di fondi pubblici Ue nel 2024 e rappresenta un “campus” per ragazzi dai 14 ai 20 anni dove viene insegnata e mostrata la cultura drag queen e le “tradizioni” LGBTQ+.
Mentre in Italia in Parlamento giusto nelle scorse ore è esplosa la polemica contro la risoluzione approvata dalla Lega contro “l’ideologia gender” nelle scuole, da settimane sull’asse Bruxelles-Madrid si muove lo scontro per un campus Erasmus che coinvolge anche minorenni nella controversa e discussa cultura drag. Lo ha mostrato anche il servizio di Sara Scorpati per “Dritto e Rovescio”, andando a intervistare direttamente i rappresentanti di DragTivism e facendo i conti dei finanziamenti pubblici europei smossi in questi anni dalla Commissione e dal Parlamento Ue.
È in un paesino della provincia di Girona che il “DragTivism Jr” si è tenuto negli scorsi giorni con lo scopo ribadito anche da una delle drag queen (che ha accettato di farsi intervistare) di «promuovere la cultura delle drag queen» ai giovani di Spagna, con la speranza che il progetto possa poi estendersi anche a tutta Europa. I fondi utilizzati quest’anno, che sono alla base dello scontro acceso con il campus drag queen, sono appunto 35mila euro per il 2024 ma ammontano in totale a 117mila euro per altri progetti sul tema LGBTQ+. Il conto però è molto più ampio e vede altri progetti finanziati in questi anni e citati sempre dal servizio di “Dritto e Rovescio”: vi sono anche 41.600 euro stanziate per le persone trans discriminate nel mondo del cinema, 130mila euro per formare nuovi attivisti “arcobaleno” e 60mila euro per agevolare le persone trans a diventare imprenditori nel mondo delle startup.
LO SCONTRO IN TUTTA EUROPA PER L’IDEOLOGIA GENDER: LA DIFESA DELLA CULTURA DRAG, “È COME UN CARNEVALE, NULLA PIÙ”
Al netto della bontà di progetti atti a promuovere l’integrazione e inclusione a più ampio margine possibile, lo scontro sul DragTvism nasce per la presenza di finanziamenti pubblici Ue ad eventi che coinvolgono giovani e giovanissimi anche nelle scuole. Dopo la denuncia mossa in questi giorni da ProVita & Famiglia contro i circa 250 progetti pro LGBTQ+ tra scuola e cinema all’interno dell’Unione Europea, la polemica sul DragTvism ha fatto da ulteriore “culmine” per la risoluzione presentata dalla Lega alla Camera che chiede di azzerare dalle classi «l’ideologia gender», invocando invece la neutralità nel trattare il tema della sessualità a scuola.
In ambito europeo il partito di Fratelli d’Italia (all’interno di ECR) aveva già presentato un’interrogazione parlamentare proprio sulla scelta del finanziamento al progetto DragTvism Jr: nel testo si metteva in evidenza come un progetto che guarda anche ai minorenni rischia di figurarsi come «forma di indottrinamento ideologico. Questo tipo di iniziative, mascherate da progetti educativi, non tiene conto delle diverse sensibilità culturali e familiari degli Stati membri». Intervistati nel merito dopo le polemiche dei partiti di destra, quanto in Spagna quanto nel resto dell’Ue, le drag queen del progetto spagnolo sottolineano come tali soldi sono stati spesi per «diffondere la cultura drag» che è tutt’altro che lesiva degli orientamenti dei giovani, «è come il carnevale, nulla più». Secondo l’eurodeputata FdI Lara Magoni la spesa in questi ultimi anni a livello di Unione Europea per progetti-politiche arcobaleno si assomma a circa 2,5 milioni di euro: «fondi pubblici pagati dai cittadini europei», attacca la deputata che reputata una follia l’andazzo woke giunto anche in Ue, «Perché gettare il denaro pubblico per il progetto per diventare drag queen?».