Festini a Bologna, con droga e s*sso con ragazze minorenni: questa è la sintetica, ma efficace ricostruzione che emerge dall’indagine avviata dai pm della città felsinea nei confronti di cinque persone, accusate, a vario titolo, di “spaccio e induzione alla prostituzione”; infatti, stando a quanto emerso, pare che alcune minorenni in una villetta emiliana avrebbero consumato sostanze stupefacenti e sarebbero state indotte a prostituirsi.



Come riferisce il “Corriere della Sera”, l’ipotesi attuale degli inquirenti è che, per lo più, “la droga venisse ceduta in cambio di rapporti sessuali. Per questo, i carabinieri, sabato scorso si sono presentati in diversi appartamenti della città alla ricerca di prove e hanno sequestrato smartphone, computer e chiavette Usb. Ma in che modo è emerso questo quadro? Alcuni mesi fa una delle presunte vittime si sarebbe sentita male e sarebbe finita in ospedale. La madre, preoccupata, ha segnalato la sua preoccupazione ai carabinieri e i militari hanno cominciato a indagare su amicizie e relazioni della giovane, ponendo alcuni telefoni sotto controllo.



FESTINI A BOLOGNA: “COINVOLTA ANCHE LA PROCURA MINORILE NELL’INDAGINE”

I colleghi del “Corriere della Sera” puntualizzano che, con il passare del tempo, si è avuta sempre più marcata la sensazione che non tutti i ragazzi, sentiti anche come testimoni, abbiano realmente capito la gravità dei fatti. Tra l’altro l’inchiesta “coinvolge sia la procura ordinaria sia quella minorile perché, all’epoca dei fatti contestati, anche alcuni indagati non erano maggiorenni”.

Donata Malmusi, avvocato di un bolognese di 46 anni indagato, ha spiegato: “Io sono in studio anche di domenica perché i reati contestati al mio assistito sono gravi e coinvolgono minorenni. Però, prima di delineare una strategia difensiva precisa, attenderò l’esito delle indagini di cui, a oggi, so poco. Il mio assistito è trasecolato, specialmente per la contestazione di induzione alla prostituzione che nega con forza. Erano sue clienti abituali, con le quali c’era un rapporto di fiducia”. Ora l’attenzione si sposta sull’individuazione di possibili chat o mail che potrebbero confermare il tutto ed eventualmente far emergere nuove vittime che, fino a questo momento, non hanno avuto il coraggio di denunciare.