La droga continua a destare più di una preoccupazione in Italia, tra la crescita di consumo di quelle sintetiche, sempre più potenti, e il mix sempre più diffuso di sostante, pasticche, farmaci e alcool. La scorsa notte, infatti, a Milano i sanitari del 118 hanno ricevuto due chiamate da una nota discoteca nei pressi della Stazione Centrale, per due giovani 23enni che si erano sentiti male durante la serata di divertimenti tra amici e sconosciuti.
Entrambi i 23enne di Milano avevano assunto droga, ma le cose sono andate sicuramente peggio di quanto pensassero. Uno dei due, fortunatamente, non sarebbe in pericolo di vita, mentre l’altro è stato trasportato i codice rosso all’ospedale Fatebenefratelli, dove si trova in un coma che non è chiaro se sia stato indotto dai medici, o dalle sostanze assunte. I carabinieri, ovviamente, indagano sull’accaduto, supponendo in questa fase preliminare è che il killer sia stato un mix di droga sintetica e alcool. L’analisi che Pietro Farneti, consigliere della Fondazione Eris e presidente dell’Associazione Sercorte contro le dipendenze in Lombardia, fa a Libero è impietosa, perché secondo lui “stiamo crescendo una generazione dopata“, specialmente da “cocaina, droghe sintetiche e psicofarmaci, ma anche Fentanyl“.
Riccardo Gatti: “La droga serve ai giovani che non vogliono più vivere da lucidi”
Per comprendere meglio cosa stia accadendo ai giovani che sempre più frequentemente ricorrono alla droga per divertirsi, Libero ha intervistato anche Riccardo Gatti, psichiatra coordinatore del tavolo tecnico sulle dipendenze voluto dal Attilio Fontana in Lombardia. L’emergenza, secondo Gatti, riguarda soprattutto “la superficialità con cui si approcciano le sostanze stupefacenti. È quasi”, sottolinea, “se un numero crescente di persone non riuscisse a vivere ‘normalmente’, tipo lavorare, fase sesso, sport e divertirsi, senza dopare la realtà”.
La stessa droga, secondo Gatti, sta diventando “sempre più potente perché la forza del mercato degli stupefacenti e dei farmaci legali usati illegalmente proprio questo: è necessario che siano più forti rispetto a quello degli anni ’90“. In tutto questo, “i consumatori pensano di sapere tutto, ma in realtà ignorano i rischi”. Un problema che si unisce, secondo Gatti, anche alla “logica del mass-market. Le nostre relazioni sono mediate dai social e quelle in carne e ossa diventano difficili”, spingendo il consumo di droga. Occorre, spiega, “creare un nuovo pensiero” nella società e nei giovani, per evitare quella generazione dopata di cui parla Farneti.