Le chiamano droghe ‘intelligenti’ perchè dovrebbero riuscire a far lavorare meglio il cervello. Ed è proprio per questo che studenti o candidati ai concorsi le assumono sperando in performances migliori, grazie a memoria e concentrazione rinforzate da questi prodotti dopanti. Un recente studio però avrebbe rivelato esattamente il contrario, dimostrando in realtà una scarsa resa ai test a seguito dell’utilizzo di queste sostanze. Non si tratta di semplici bevande energizzanti a base di caffeina. Spesso sono proprio prodotti da banco che richiedono prescrizione medica.
Pensiamo ai farmaci psicostimolanti usati solitamente contro i disturbi di attenzione e la narcolessia. Lo studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Cambridge si è avvalso di 40 volontari, ai quali sono stati somministrati in maniera casuale placebo e alcune delle citate sostante psicostimolanti, al fine di verificarne nelle ore successive gli effetti sull’eventuale stimolazione del cervello.
Studio dimostra la non ‘intelligenza’ delle droghe dopanti
A seguito della somministrazione delle citate ‘droghe’ i ricercatori hanno provato, un’ora e mezza e dopo, a testare il livello cognitivo delle persone oggetto di studio. Il test, noto come “problema dell’ottimizzazione dello zaino”, ha cercato di sottoporre i volontari ad azioni di complessità quotidiana. Dai risultati è emersa una minore produttività e una minore capacità a trovare soluzioni.
“I nostri risultati suggeriscono che aumentano la motivazione, ma riducono la qualità dello sforzo, che è fondamentale per risolvere problemi complessi. I volontari che hanno assunto uno di questi cosiddetti dopanti cognitivi sembrano essere lasciati a ragionamenti più impulsivi e casuali. Questi risultati dovrebbero scoraggiare coloro che sono tentati di usarli“. Questo è quanto ha affermato Jean-Antoine Giraud, neurobiologo e direttore della ricerca Inserm. Ancora più gravi sono poi gli effetti che un’assunzione a lungo termine può causare. Come tutti i farmaci, questi composti hanno infatti effetti avversi. Il metilfenidato, in particolare, risulta estremamente pericoloso in caso di malformazioni cardiache o di depressione. Senza contare che sostanze dopanti di quel tipo possono anche aumentare l’irritabilità e creare problemi legati al sonno, oltre a problemi di seria dipendenza.