Le droghe pesanti rappresentano una seria minaccia per la provincia canadese della British Columbia, che purtroppo in ben più di un frangente ha dato vita a esiti infausti per la vita dei suoi cittadini. Un dato su tutti denuncia la gravità del fenomeno: i decessi per overdose di oppioidi in quell’area geografica sono stati oltre 10mila dal 2016 a oggi. Il quadro sociale è a dir poco allarmante e, dinnanzi a numeri tanto severi, il ministro delle Dipendenze, Carolyn Bennett, ha deciso di agire, scegliendo tuttavia di percorrere una strada diversa da quella che ci si potesse attendere.



La British Columbia ha infatti optato per la depenalizzazione del possesso di quantità di cocaina, eroina, fentanyl e altre droghe pesanti inferiori o pari ai 2,5 grammi. Sostanzialmente, in questo progetto triennale, tutte le persone che le possiederanno (purché il quantitativo non ecceda il limite poc’anzi indicato, ndr) eviteranno sanzioni pecuniarie e il carcere e non si vedranno sequestrare le sostanze stupefacenti. Per contro, saranno informati circa le modalità esistenti per l’accesso ai programmi di trattamento della dipendenza.



LA BRITISH COLUMBIA DEPENALIZZA LE DROGHE PESANTI: “ACCESSO ALLE CURE RIMANE UN GAP”

Le parole del ministro Bennett circa l’emergenza connessa alle morti per overdose di droghe pesanti, raccolte dai media canadesi, hanno fatto il giro del mondo, approdando anche sulle colonne de “Il Fatto Quotidiano”: “Gli effetti di questa crisi di salute pubblica hanno devastato le comunità della British Columbia e del Canada”, ha dichiarato l’esponente provinciale, che ha evidenziato come, nel suo territorio, ogni giorno muoiano sei persone per colpa delle sostanze stupefacenti.



L’obiettivo della depenalizzazione del possesso di droghe pesanti è quello di “eliminare lo stigma” che impedisce alle persone di cercare aiuto. Infatti, sebbene il Canada abbia speso oltre 800 milioni di dollari canadesi per frenare il fenomeno, Bennett non ha potuto esimersi dall’ammettere candidamente che “l’accesso alle cure rimane un gap su cui stiamo ancora lavorando”. La British Columbia ha dunque scelto di seguire l’esempio dell’Oregon, che nel novembre 2020 ha adottato un provvedimento analogo.