L’avvento oramai ubiquitario delle piattaforme dei social media, connotate da uno sviluppo disordinato e impetuoso, al limite di un “far west digitale”, ha rivoluzionato il modo in cui gli individui comunicano, condividono informazioni e si relazionano gli uni agli altri. Queste piattaforme sono diventate, difatti, parte integrante della vita quotidiana di milioni di utenti, plasmando le interazioni sociali, le attività economiche e persino i discorsi politici. La loro rapida crescita, tuttavia, ha vieppiù sollevato preoccupazioni relative alla privacy, alla profilazione e alla discriminazione algoritmica, alla protezione dei dati personali nonché alla crescente diffusione di attività disinformative (fake news).
In risposta a tali diffuse apprensioni, il 19 ottobre 2022 è stato adottato, dall’Unione Europea, una sorta di nuova “costituzione digitale”, il Digital Services Act (DSA) che si applica a tutti i servizi digitali che collegano i consumatori a beni, servizi o contenuti. Il Dsa è, a tutt’oggi, pienamente operativo e, a partire dal 25 agosto 2023, le piattaforme online (Very Large Online Platforms, VLOP) e i motori di ricerca (Very Large Online Search Engines, VLOSE) di dimensioni molto grandi vi si sono dovuti conformare. Dal prossimo 17 febbraio 2024, infine, il DSA sarà pienamente applicabile anche a tutte le altre piattaforme, di minori dimensioni. Dovranno essere nominati anche dei Digital Services Coordinators, autorità nazionali addette alla supervisione generale del DSA. In precedenza, il 25 aprile 2023, la Commissione europea aveva designato come VLOP 17 società (Alibaba AliExpress, Amazon Store, Apple AppStore, Booking.com, Facebook, Google Play, Google Maps, Google Shopping, Instagram, LinkedIn, Pinterest, Snapchat, TikTok, X (Twitter), Wikipedia, YouTube, Zalando) e come VLOSE 2 società (Bing, Google Search).
In quell’occasione, Margrethe Vestager, vicepresidente esecutivo, si era espressa nei termini seguenti: “l’intera logica delle nostre regole è quella di garantire che la tecnologia sia al servizio delle persone e delle società in cui viviamo, e non il contrario. Il Digital Services Act porterà ad una significativa trasparenza e responsabilità delle piattaforme e dei motori di ricerca e darà ai consumatori un maggiore controllo sulla loro vita online”. I principali obiettivi che il DSA si prefigge di raggiungere sono i seguenti:
– Maggiore empowerment dell’utente: informazioni chiare sul sistema di raccomandazione dei contenuti con diritto di rinunciare a quelli basati sulla profilazione; facilitazione nel segnalare contenuti illegali; annunci pubblicitari indipendenti dai dati sensibili dell’utente (es. origine etnica, opinioni politiche o orientamento sessuale); informazioni dettagliate su chi promuove gli annunci; sintesi comprensibile e in lingua dei termini e condizioni dei servizi erogati.
– Forte protezione dei minori: elevato livello di privacy, sicurezza e protezione dei minori; divieto della pubblicità basata sulla profilazione; valutazioni di rischio speciali, comprese quelle relative agli effetti negativi sulla salute mentale; riprogettazione dei servizi, comprese le interfacce, i sistemi di raccomandazione, i termini e le condizioni, per mitigare i rischi.
– Moderazione dei contenuti e meno disinformazione: misure per contrastare contenuti illegali ed effetti negativi sulla libertà di espressione e di informazione; misure di mitigazione per impedire la diffusione della disinformazione e di comportamenti coordinati non autentici.
– Maggiore trasparenza e responsabilità: valutazione del rischio esterna e indipendente; accesso pubblico dei dati ai ricercatori; pubblicazione di rapporti annuali di trasparenza sulla moderazione dei contenuti e sulla gestione dei rischi.
Due considerazioni finali possono essere qui svolte rispetto all’importanza del DSA e di come potrebbe cambiare il quadro generale entro cui i social media operano nella Ue.
Il primo aspetto legato alla loro crescente importanza quale arena pubblica digitale ai fini di assicurare uno svolgimento il più possibile democratico alla vita politica e sociale delle nazioni. E ciò è strettamente correlato anche alla sicurezza e alla sovranità di un Paese: sia che ciò riguardi le rivolte contro i regimi autocratici, sia le interferenze durante le competizioni elettorali, sia il boicottaggio di campagne di vaccinazione durante le crisi pandemiche, sia le guerre informazionali a seguito di conflitti armati.
Il secondo aspetto, conseguenza diretta del primo, è che lo spazio comunitario europeo sarà sempre più regolamentato e ciò varrà anche nei riguardi dell’altra innovazione ubiquitaria qual è attualmente l’intelligenza artificiale. In questo modo, si salderebbe in un tutto inestricabile il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), il DSA, il Digital Markets Act (DMA) e l’AI Act, con quest’ultimo che prevede già in maniera esplicita che le piattaforme VLOP siano da considerarsi come quelle a più alto rischio e quindi da regolamentare in maniera stringente.
In conclusione, il DSA rappresenta un ulteriore e decisivo passo in avanti in direzione di un ambiente digitale comunitario sicuro, prevedibile e affidabile in cui si cercherà di far convivere, pur in un sempre fragile e perfettibile equilibrio, sia le istanze legate ai cittadini che quelle commerciali delle imprese. In questo senso, una normativa di tipo proattivo che spinga le grandi piattaforme, con un elevato grado di potere di mercato, a non abusare della loro posizione monopolistica dominante sembra essere una risposta legislativa adeguata.
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