Nei giorni in cui fioccano le polemiche per il blocco di migliaia di condivisioni social su Facebook, esplode un caso ben più inquietante legato a LinkedIn e al macro-tema dei vaccini anti-Covid somministrato ai giovanissimi: «Sono stato bloccato da Linkedin e il mio account è stato chiuso. Censura al tempo di COVID», recita così il tweet di Robert W. Malone, uno dei principali ricercatori scienziati che ha posto anni fa le basi teoriche e cliniche per le attuali terapie geniche a mRNA che hanno permesso i vaccini Moderna e Pfizer.



A raccontare la sua storia incredibile prima lo stesso scienziato su Twitter, poi da un lungo focus de “Il Fatto Quotidiano”: in sostanza, una settimana fa Malone è stato intervistato da Tucker Carlson di Fox News dove ha raccontato ed espresso i suoi dubbi scientifici sui vaccini anti-Covid, in particolar modo sulla possibilità di somministrarli ai più giovani dove vi sarebbero molti meno benefici rispetto ai potenziali rischi avversi.



COSA DICE MALONE SUL VACCINO AI GIOVANI

Risultato, YouTube ha eliminato il video e LinkedIn ha bloccato l’account dello scienziato che tutto si può dire ma non certo che si tratti di un “no vax”: Robert W. Malone, dopo aver contribuito agli studi sul trasferimento genico (mRNA e DNA nei vaccini) con ben 12mila citazioni dei suoi lavoro, si è inserito nel dibattito scientifico attaccando le scelte della NIAID (National Institute of Allergy and Infectious Diseases), diretta da Anthony Fauci: «una delle mie preoccupazioni è che il governo non sia trasparente con noi su quali siano questi rischi. E quindi, sono dell’opinione che le persone abbiano il diritto di decidere se accettare o meno i vaccini». In particolare la parte sui giovani ha destato non poche polemiche, “portandogli” censura sui social e nell’opinione pubblica americana, tanto che lo stesso Malone ha postato il link del “Fatto” commentando «ne parlano in Italia, non negli Usa…». Il quotidiano italiano ha poi chiesto un parere specifico ad Antonio Cassone – già direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell’Iss, e membro dell’American Academy of Microbiology – per capire se le preoccupazioni di Malone siano del tutto fuori luogo o meno. La risposta è netta: «i vaccini ad mRNA hanno avuto e continuano ad avere uno straordinario merito nella lotta alla pandemia ma questo non vuol dire che non si debba discutere dei loro potenziali o reali rischi, (in particolare per certe fasce di popolazione) sempre rapportandoli ai benefici per il soggetto che si vaccina e per la comunità. L’integrità scientifica è un valore assoluto che viene comunque prima di ogni discorso applicativo od utiltaristico, anche a garanzia della qualità del servizio scientifico alla sanità pubblica. A prescindere dalle controversie mediatiche è utile entrare nel merito delle argomentazioni, per comprendere le due posizioni contrapposte». Nello specifico, Malone ritiene che la proteina Spike «del vaccino circoli nell’organismo dei vaccinati (biodistribuzione), e non si fermi nei pressi del sito di inoculazione (linfonodi regionali, ascella), come invece ritenuto finora».



LA CENSURA E L’ACCUSA A REUTERS (E PFIZER)

Per queste motivazioni, l’agenzia di stampa Usa Reuters ha dato il via negli ultimi giorni ad un fact-checking sull’intervista di Malone criticandola punto per punto e delegittimando le opinioni dello scienziato: «Le proteine rimangono attaccate alla superficie cellulare attorno al sito di iniezione e non viaggiano in altre parti del corpo attraverso il flusso sanguigno, hanno aggiunto. L’1% del vaccino che raggiunge il flusso sanguigno viene distrutto dagli enzimi epatici», spiega la Reuters citando la pagina di FAQ dell’Oxford vaccine group. Le tesi di Malone invece trovano base nei report Clinical Infetcious Diseases (Oxford Academic) e in alcuni passaggi dei report-EMA sull’mRNA. Al di là delle diverse considerazioni scientifiche con punti contrapposti da entrambe le “fazioni”, il problema del “caso” Malone sta a monte: la scienza, bisogna sempre ricordarselo, procede per falsificazione e il metodo scientifico sperimentale non può ammettere “dogmi”, tantomeno su un tema come il Covid-19 e i vaccini sviluppati nell’ultimo anno. La censura e il “bavaglio” imposto a chi, per nulla no-Vax, si permette di presentare altri dati non è accettabile. Ultima nota, non meno importante, segnalata dallo stesso Malone: dopo il fact-checking di Reuters lo scienziato ha pubblicato su Twitter il profilo del Presidente Reuters Foundation che allo stesso tempo è anche membro del board di Pfizer, con commento «Lo definirei un conflitto di interessi giornalistico».