I dubbi sul vaccino contro il Covid-19 talvolta causano proprio gli effetti collaterali temuti. Ad affermarlo, come riportato da The Jerusalem Post, sono i ricercatori della Barilan University (BIU) a Ramat Gan, in Israele. Attraverso uno studio, hanno dimostrato che il cosiddetto effetto nocebo, che era stato dimostrato anche nel corso dei test sul siero. Esso consiste nel modo in cui le aspettative negative del paziente riguardo a un trattamento fanno sì che il trattamento stesso abbia un effetto più negativo di quanto avrebbe altrimenti.



La precisa relazione tra l’esitazione nei confronti del vaccino e gli effetti collaterali successivamente alla somministrazione della dose finora non era stata mai indagata in modo approfondito. È inevitabile che i due fattori siano correlati, ma è da comprendere in che rapporto. Una possibilità è che gli effetti collaterali di una dose precedente portino ai dubbi verso una dose successiva. In alternativa, la propria negatività psicologica verso una prima dose potrebbe condurre ai successivi effetti collaterali. Quest’ultima direzione riflette l’effetto nocebo, in cui gli effetti collaterali sono guidati da fattori mentali piuttosto che da una effettiva componente attiva del trattamento.



Dubbi vaccino Covid causano effetti collaterali: come evitare l’effetto nocebo

I ricercatori della Barilan University (BIU) a Ramat Gan, in Israele, si sono interrogati sulle modalità attraverso cui è possibile evitare l’effetto nocebo, ovvero il fenomeno secondo cui i dubbi nei confronti del vaccino contro il Covid-19 causano gli effetti collaterali temuti. La chiave del problema sta nell’informazione. Il Ministero della Salute e gli altri organismi coinvolti nell’incoraggiare il pubblico a farsi vaccinare devono “riformulare” i suoi messaggi e “adattarli” per persuadere anche le persone che vanno incontro all’effetto in questione.



Il problema consiste in particolare nel fatto che i messaggi sono tipicamente rivolti a persone non vaccinate, a cui viene detto che il vaccino è sicuro. A non essere presi in considerazione sono coloro che hanno ricevuto la prima dose, ma che adesso si rifiutano di riceverne un’altra. “Per queste persone, i messaggi incentrati sulla sicurezza generale della vaccinazione possono essere meno applicabili, perché c’è una esperienza diretta con gli effetti collaterali del vaccino. È necessario per cui un messaggio di salute pubblica differenziato”, hanno evidenziato gli autori dello studio. L’obiettivo, dunque, è comunicare che una parte significativa dei loro effetti collaterali non deriva dal trattamento.