COS’È SUCCESSO A DUBLINO DOPO I 3 BIMBI ACCOLTELLATI DAVANTI SCUOLA: IRLANDA NEL CAOS
Per una notte Dublino è sembrata tornata indietro negli anni più bui delle rivolte irlandesi: tutto accade dopo l’attentato – da capire se di natura terroristica o episodio isolato di uno squilibrato – con accoltellamento alla scuola elementare Gaelscoil Cholaiste Mhuire, nella centralissima Parnell Square. Feriti 3 bambini, di cui una di 5 anni ancora gravissima, e la maestra che li stava accompagnando fuori dall’istituto: immediatamente è stato arrestato un uomo irlandese di cittadinanza ma immigrato di origine (si parla di origini algerini, ma non è stato ancora confermato dalla polizia irlandese), anche grazie ad un rider di Deliveroo che vedendo la scena lo ha colpito duramente con il casco fermandone la fuga.
Ma era solo l’inizio dell’incubo durato poi tutta notte: al grido di “Irish lives matter” (anche le vite degli irlandesi contano, ndr) si è scatenata la guerriglia urbana con auto bruciate, negozi saccheggiati, scontri con la polizia, e 7 arresti alla fine. Una rivolta in piena regola contro l’immigrazione incontrollata che in quella area di Dublino vede da anni situazioni di degrado e povertà altissime: le voci sui social media sulla nazionalità dell’aggressore, che la polizia ha descritto finora solo come un uomo sulla cinquantina, hanno contribuito ad alimentare la violenza, tanto che il capo della polizia ha accusato una «fazione completamente folle fomentata da un’ideologia di estrema destra».
L’APPELLO DELLA CHIESA DI DUBLINO: “SERVE VIVERE LIBERI DA OGNI VIOLENZA”
Al netto che ogni violenza è da condannare senza se e senza ma – in qualsiasi caso, con qualsiasi contesto ideologico – resta il mistero sul perché la polizia non ha diffuso le generalità dell’uomo, forse proprio nel tentativo di non scatenare violenze anti-immigrati in una città come Dublino che da anni vive problematiche maggiori con l’aumento dell’immigrazione (ma che dunque confermerebbe la tesi di chi vede nell’aggressione ai bimbi irlandesi un attacco violento contro la società occidentale). Sulla scia di quanto avvenuto pochi giorni fa in Francia a Crepol – dove un vero e proprio “attacco ai bianchi” è stato messo a segno da giovani magrebini abitanti nelle banlieue della zona – anche l’Irlanda ora si risveglia nel caos senza essere riuscita a controllare una notte di assurde violenze contro negozi, mezzi pubblici e abitazioni.
Il livello di sopportazione del degrado e delle povertà, aumentate da una immigrazione non sempre controllata, è giunto al limite e Dublino si è scoperta vulnerabile e senza “anticorpi” ad un sistema di violenza che da dovunque lo si guardi (che sia un vero attacco contro una scuola di bimbi irlandesi o un gesto isolato, così come le successive imperdonabili violenze in città) non può che suscitare allarme e apprensione. Da qui l’appello rilanciato stamane dall’arcivescovo di Dublino Dermot Farrel, giunto dopo che la polizia ha escluso per il momento l’attentato di natura islamista terrorista: «È stato con assoluta incredulità che ho appreso la notizia del terribile attacco a Parnell Square qui a Dublino», scrive in una nota il prelato, «Un attacco come questo fuori da una scuola, che coinvolge vittime innocenti tra cui bambini, è particolarmente angosciante. Non c’è modo di sfuggire al dolore e alla sofferenza che ha portato a così tante persone. Non ci aspettiamo che eventi come questo accadano così vicino a casa. Prego per i feriti, le loro famiglie e tutte le persone colpite oggi». Poco dopo però l’arcivescovo Farrell si stringe attorno alla comunità di Dublino appellandosi al fermare sul nascere le violenze viste questa notte e che potrebbero riesplodere nel weekend: «Invito il popolo di Dublino ad unirsi a me nella preghiera soprattutto per la guarigione di coloro che sono rimasti feriti. Concedi loro la forza di sopportare questo terribile attacco e concedi a ciascuno di noi la grazia di vivere la nostra vita in santità, liberi da ogni violenza». Contro gli scontri, contro la violenza ma in nome di “qualcosa” e non dimenticandosi delle condizioni di vita di tutti – immigrati ma anche popolazioni locali – nella mai troppo pacifica Irlanda.