Due “ whistleblower” cinesi risultano dispersi da mesi. Non si hanno più notizie da quando i due attivisti-giornalisti hanno cominciato a raccontare l’epidemia di coronavirus, sfidando il Partito comunista cinese che è molto restrittivo in tema di informazione. Non si hanno più loro notizie da febbraio, ora Fox News e Associated Press riaccendono i riflettori sulle loro storie. Armati di smartphone, tenevano aggiornati i cinesi attraverso i social riguardo l’evoluzione dell’epidemia di coronavirus in Cina, poi però sono spariti nel nulla. Uno di loro è Fang Bin, un semplice venditore di abiti tradizionali cinesi che ha sentito la necessità di mostrare quello che vedeva. Quindi, ha pubblicato video di ospedali sovraffollati a Wuhan, filmati di sacchi di cadaveri accatastati in attesa di essere condotti in un forno crematorio. È l’uomo che ha ricevuto la visita di quattro-cinque ufficiali cinesi a casa sua. Una scena che ha ripreso e pubblicato su YouTube per far capire come funziona l’apparato di sicurezza cinese. «Perché siete così tanti? Se apro la porta, mi portate via!», diceva. Nel giro di una settimana non ha pubblicato più nulla, poi il suo telefono non è risultato spento.



CORONAVIRUS, DUE ATTIVISTI SCOMPARSI: LE OMBRE SULLA CINA

Come lui, risulta scomparso anche Chen Qiushi, 34enne avvocato diventato video blogger. Come riportato dall’Associated Press, fa parte di un piccolo ma ostinato movimento che sfida il Partito comunista e il potere che ha nel controllare l’informazione in Cina. Nei suoi ultimi post è apparso impacciato, diverso dal giovane energico che era arrivato a Wuhan per raccontare cosa stava succedendo per il coronavirus in Cina. Usava anche dark humour, ma era convinto che «lasciare che la gente parli non può causare morti, mentre impedire che la gente parli può farlo». Questo il messaggio che ha twittato il 28 gennaio. Mentre la Cina mostrava al mondo i suoi sforzi per affrontare l’emergenza, questi “informatori” hanno trasmesso le immagini invece di malati ammassati nei corridoi dell’ospedale e le difficoltà degli stessi di farsi curare. I suoi video però non hanno raccolto solo milioni di visualizzazioni: hanno attirato l’attenzione della polizia. «Ho paura. Davanti a me c’è il virus, alle mie spalle il potere legale e amministrativo della Cina», diceva in uno sfogo. Ora Pierre Haski, presidente di “Reporters without borders”, ritiene che entrambi siano stati fatti sparire. «Sono nelle mani delle autorità cinesi. Potrebbero trattenerli fino a quando il tema non sarà così scottante». Ma entro sei mesi potremmo anche scoprire che sono stati incriminati per sovversione.

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