L’inchiesta di Perugia sul caso dossieraggi si intreccia con quella del Vaticano: a svelarlo è Il Tempo, secondo cui sono state riferite bugie a Papa Francesco ai danni del cardinale Angelo Becciu, per incastrarlo. Dunque, dietro le bugie sussurrate al pontefice c’è un gruppo di spioni e il tutto è documentato negli atti del processo. Becciu era finito da tempo nel mirino de L’Espresso, che nel 2019 aveva rivelato la trattativa tra la Segreteria di Stato e il finanziere Raffaele Mincione per l’ormai nota compravendita di un palazzo di Londra: l’articolo era accompagnato da un “documento segretissimo”.



L’inchiesta sarebbe nata per gli accessi legali alle banche dati, effettuati dal finanziere Pasquale Striano mesi prima di quell’esclusiva. Il quotidiano spiega che le intrusioni non riguardavano direttamente Becciu, ma i protagonisti principali della trattativa. Mentre il cardinale veniva attaccato dal settimanale, un gruppo di persone vicine a Bergoglio riuscì a convincere quest’ultimo che Becciu sottraeva soldi al Vaticano. Per questo fu convocato il 24 settembre 2020 da Papa Francesco, che avrebbe avuto in mano proprio una copia del settimanale in anteprima, visto che sarebbe uscito in edicola la domenica successiva.



CASO BECCIU, LE DUE BUGIE RIFERITE A PAPA FRANCESCO

Papa Francesco avrebbe detto apertamente al cardinale che non si stava riferendo al palazzo di Londra, vicenda per la quale Becciu non avrebbe avuto alcuna responsabilità: lo avrebbe accusato solo di aver intascato 100mila euro dell’Obolo di San Pietro. Ma questa accusa si baserebbe su due bugie, che avrebbe svelato lo stesso Bergoglio inconsapevolmente, secondo la ricostruzione de Il Tempo. Per quanto riguarda quella somma, il gruppo di “spioni” avrebbe raccontato al pontefice che un finanziere aveva scoperto che quei soldi erano stati presi per questioni personali riguardanti il fratello del cardinale, che aveva modo di operare sui conti della cooperativa.



Ma nel processo è stato provato che su quel conto c’erano 500mila euro e il vescovo ha assicurato che i soldi non erano stati sottratti, erano regolarmente in banca. Inoltre, sarebbe stato detto al Papa che i finanzieri avevano acclarato il prelievo e che la magistratura era stata informata, ma a tal proposito Il Tempo spiega che non c’è alcuna inchiesta ufficiale sui conti né rogatorie dei magistrati vaticani per acquisire i risultati di tale fantomatica indagine.

CHI SONO I FINANZIERI DIETRO LE BUGIE AL PAPA?

Gli inquirenti che si stanno occupando del caso dossieraggio all’Antimafia potrebbero rivelare chi sono i finanzieri cui fece riferimento Papa Francesco. Peraltro, Il Tempo fa notare che da pochi giorni gli inquirenti stanno collaborando col Vaticano. Le indagini di Perugia hanno, infatti, tracciato contatti di Striano in Vaticano: il finanziere aveva una tessera per l’accesso ed era a disposizione di alcuni agenti dei servizi per quanto riguarda le richieste di Sos su religiosi influenti. Ad esempio, vengono citati accessi illeciti su monsignor Giovanni Ermes Viale, di cui avrebbe fatto richiesta l’agente Silvio Adami quando c’erano tensioni tra Papa Francesco e Viale, che fu allontanato appunto dopo le intrusioni.