Cani Amstaff, American Staffordshire Terrier: gli animali da guardia uccidono anziana che si era persa

Due cani di razza Amstaff, a Sassuolo, ieri sera hanno sbranato a morte Carmen Gorzanelli, una anziana che erroneamente era entrata nel cortile di una villetta in via Marco Polo. L’ottantanovenne, come riporta Il Resto del Carlino, si era persa nei pressi della sua abitazione e, probabilmente, credeva di essere giunta proprio in quest’ultima. In realtà davanti a sé ha trovato gli animali da guardia. I loro morsi sono stati fatali.



Un episodio che riaccende le polemiche in merito alla aggressività di alcune razze di cani, tra cui proprio gli Amstaff (il nome completo è American Staffordshire Terrier), che sono simili ai Pitbull. Gli esemplari di questo genere, nella maggior parte dei casi, hanno un carattere dominante, tanto da essere veri e propri cani da guardia. Se addestrati a tal fine possono essere pericolosi, in quanto percepiscono gli estranei come una minaccia e sono propensi ad attaccare. Essendo dei molossi, proprio come nel caso di Sassuolo, il morso può rivelarsi mortale. È per questa ragione che in alcuni Paesi esistono limitazioni legislative relative alla loro adozione.



Luca Rossi “Cani Amstaff? Se questi cani gestiti male, episodi come questo possono purtroppo capitare”

A commentare l’episodio relativo ai due cani di razza Amstaff che hanno sbranato un’anziana nel loro cortile, in un’intervista rilasciata a Il Resto del Carlino, è stato Luca Rossi, esperto di psicologia canina e istruttore cinofilo. “Quando i cani fanno la guardia in una proprietà e rilevano chi entra come possibile ‘competitore’ l’obiettivo è quello di allontanarlo In questo caso è plausibile parlare di attacco di branco”, ha spiegato.

Non si può negare, in tal senso, che esistano razze più propense di altre. “Ce ne sono alcune che sono più frequentemente identificate come ‘pericolose’, ed è un peccato, parliamo di cani di grossa mole, con tradizioni ardite e potenti. Con animali di questo tipo, se gestiti male, episodi come questo possono purtroppo capitare”. Non è, infatti, il primo caso. C’è, tuttavia, un modo per prevenire. L’esperto, in tal senso, ha sottolineato che è indispensabile favorire la socializzazione nei cani, fin dalle prime settimane di vita. Ciò significa fargli instaurare “rapporti di conoscenza con chi potrebbero incontrare nel loro percorso: ad esempio anziani, una persona claudicante, bambini o persone di etnie diverse”.