Ci sono due italiani dietro la creazione del più grande reattore a fusione nucleare, denominato “Iter”. Si tratta di Alberto Tallarigo, ingegnere meccanico di Verona (30 anni), e di Italo Ricapito, ingegnere nucleare di Ferrara (57 anni). Il reattore è “under construction” a Saint Paul-lez-Durance, nella porzione meridionale della Francia e alla sua genesi collaborano Cina, Unione Europea, India, Giappone, Corea, Russia e Stati Uniti d’America.
A raccontare di loro è il “Corriere della Sera”, che spiega: “Alberto Tallarigo, dopo una laurea in ingegneria al Politecnico di Milano, conseguita con una tesi redatta al Jet, in Inghilterra, che è attualmente la macchina a fusione nucleare operativa più grande al mondo, da tre anni lavora per la realizzazione di Iter”. Invece, “Italo Ricapito, laureato in Ingegneria nucleare nel 1990, ha poi lavorato in diversi centri di ricerca fino all’arrivo a Fusion for Energy, nel 2008. Un’agenzia della Comunità europea che ha l’obiettivo di procurare a Iter i diversi componenti. Italo Ricapito è project manager e capo ingegnere dell’iniziativa”.
DUE ITALIANI DIETRO A “ITER”, IL PIÙ GRANDE REATTORE A FUSIONE NUCLEARE
Il progetto sperimentale che darà alla luce il più grande reattore a fusione nucleare non produrrà vera e propria energia elettrica, ma – si legge sul quotidiano – ha lo scopo di dimostrare la fattibilità della fusione come fonte di energia su larga scala e priva di emissioni di carbonio: “Sarà poi con Demo, successore di Iter, prima centrale a fusione, che si dimostrerà la capacità di creare e immettere in rete energia elettrica. Il reattore, di tipo tokamak, si basa sullo stesso principio che alimenta il Sole e le stelle ed è una tecnologia destinata a diventare il vero game changer della transizione energetica. Attraverso la fusione di due atomi di idrogeno, si provoca lo sprigionamento di un’enorme quantità di energia, in modo sicuro e pulito”.
Perché ciò si verifichi, conclude l’articolo, è necessario dare origine a un plasma che brucia a centinaia di milioni di gradi e confinarlo in una struttura, il tokamak, con grandi campi magnetici raffreddati vicino allo zero termico assoluto. Si tratta di un esperimento in cui “gli scienziati saranno chiamati a testare diverse tecnologie per dimostrarne efficienza e affidabilità. Il reattore dell’esperimento Iter in Francia sarà operativo alla fine del 2025 e raggiungerà il pieno delle sue capacità nel 2030. Demo invece sarà consegnato al mondo scientifico intorno al 2050”.