Due vaccini anti coronavirus completamente italiani, stanno per entrare nella cosiddetta fase 3, quella più delicata del test sull’uomo. Si tratta dell’ultimo definitivo step che permette di sancire l’efficacia o meno della “cura” contro il covid-19. Nel dettaglio, come ricorda l’edizione online de IlSole24Ore in data 6 agosto, si tratta del vaccino sviluppato dall’azienda Reithera, con il sostegno di governo, Cnr e regione Lazio, e quello della Takis e Rottapharm Biotech. Se si tiene conto anche della collaborazione fra l’italiana Irbm e l’università di Oxford, l’Italia è in prima fila nella corsa al vaccino, una “sfida” in cui si stanno sviluppando ben 40 differenti cure per provare a porre fine a questa pandemia che ormai da otto mesi non sta lasciando la sua morsa sul mondo. Inoltre, come ricorda sempre IlSole24Ore, grazie ai soldi messi a disposizione nel decreto agosto, il Governo potrà entrare nel capitale sociale di queste aziende, diventandone azionista.
VACCINI ITALIANI PRONTI A TEST SULL’UOMO: DA ROMA A MILANO
Per quanto riguarda più specificatamente il vaccino di Reithera, che ha i suoi laboratori in quel di Roma, e che è un’azienda guidata da Antonella Folgori cofondatrice, e da Stefano Colloca responsabile dello sviluppo tecnologico, l’Agenzia italiana del farmaco, l’Aifa, ha autorizzato pochi giorni fa la sperimentazione sull’uomo, ed è stato previsto un arruolamento di 90 volontari sani. Gli studi verranno condotti presso l’Istituto Spallanzani di Roma, nonché al Centro Ricerche Cliniche di Verona. Obiettivo, valutare la sicurezza e l’immunogenicità, ovvero, la capacità di provocare una risposta immunitaria allo stesso virus di modo che una persona che si sottopone al vaccino non venga più infettata. Per quanto riguarda il vaccino prodotto da Takis e Rottapharm Biotech, i test saranno coordinati dall’Asst di Monza assieme all’università Bicocca di Milano, e coinvolgeranno in una prima fase 80 volontari sani, che diverranno poi 200 nella fase successiva. «Il vaccino è innovativo perché, a differenza di altri attualmente in sperimentazione, non utilizza per la produzione di anticorpi un vettore virale – ha spiegato Paolo Bonfanti, Professore Associato di Malattie Infettive dell’Università di Milano Bicocca – per esempio un adenovirus inattivato, ma è costituito da un frammento di DNA che, una volta iniettato nel muscolo stimola una reazione immunitaria (sia di tipo anticorpale che cellulare) che previene l’infezione».