Sono parole senza dubbio forti quelle rilasciate da Aleksandr Dugin filosofo e politologo russo molto vicino al Cremlino, definito «l’ideologo di Putin», considerato un consigliere fidato del presidente della Federazione Russa. Dugin non nasconde che c’è un serio rischio, così come ventilato da altri esperti nelle ultime due settimane, di una guerra atomica: «Questo è l’unico vero problema, anche per noi. Tutto dipende dagli Stati Uniti. Se Washington si limita alle sanzioni, alle pressioni politiche e agli appoggi economici all’Ucraina, insomma se l’Occidente sosterrà indirettamente Kiev tutte azioni legittime non succederà nulla. Se però ci sarà un attacco diretto della Nato, allora la Russia risponderà con mezzi simmetrici. Se ci sentiremo minacciati sul nostro territorio, useremo le armi nucleari».
L’ideologo di Putin ha quindi cercato di “spiegare” la guerra in Ucraina: «Per capirlo occorre risalire alle cause e leggere la dissoluzione dell’Urss dentro un contesto non solo ideologico ma geopolitico. Dopo il 1989 la Russia ha perso autorità sulle sue zone di controllo a favore dell’occidente e l’occidente ha acquistato influenza in questo vuoto, che era la conseguenza della debolezza del potere terrestre. Si è dissolto il patto di Varsavia e si è rafforzata la Nato». A quel punto l’Ucraina ha iniziato un lento avvicinamento alla Nato e all’Unione Europea: «ma ha potuto farlo perché negli anni Novanta quella di Gorbaciov e poi di Eltsin era una Russia debole. Ma quando è tornata forte con Putin, la pressione permanente della Nato contro i nostri confini qualcosa che nessuno può negare non è stata più accettabile. Putin è diventato più forte e con una coscienza geopolitica più sviluppata e così gli equilibri sono cambiati. E si è risposto a una situazione intollerabile: prima in Georgia, poi in Crimea, poi nel Donbass, dove l’esercito ucraino era un pericolo costante: la popolazione veniva bombardata e i civili uccisi. Il resto è venuto da sé: l’appello della Russia a non far entrare l’Ucraina nell’area di influenza dell’Occidente è stato rifiutato, e così ecco la guerra».
DUGIN: “ECCO PERCHE’ PUTIN HA INIZIATO L’OPERAZIONE MILITARE IN UCRAINA”
Dugin non parla di invasione ma di operazione militare, e gli scopi di tale azione dell’esercito russo sono due: «Primo: denazificare un Paese il cui governo ha non solo tollerato ma appoggiato i gruppi neonazisti per dare forza a una identità nazionalista ucraina basata sull’odio contro i russi. Una identità artificiale creata attraverso una ideologia che l’Occidente ha finto di non vedere perché odiare i russi è più importante che odiare i nazisti. Secondo: cambiare il regime politico a Kiev per fare ritornare l’Ucraina nella sfera politica, militare e strategica russa».
Secondo molti addetti ai lavori l’esercito russo si aspettava meno resistenze da parte dell’Ucraina, ma l’ideologo di Putin rimanda al mittente anche queste accuse: «Non credo proprio. Putin sapeva che l’Ucraina ha un grande esercito e che prendere il controllo di un Paese con 40 milioni di persone non sarebbe stato semplice. Ecco perché le operazioni sul campo si prolungano. Sconfiggere un esercito di 600mila soldati, che ha dalla propria parte l’appoggio e la propaganda di tutto l’Occidente non è facile. Nessuno qui credeva in una vittoria breve. Intanto la Russia però ha il controllo totale dei cieli. La guerra durerà ancora un mese, o più, ma l’esercito russo vincerà. Non c’è alcun elemento inaspettato in questa guerra per Putin».