Con la cerimonia odierna in Piazza San Pietro verrà canonizzata – assieme al Cardinal Newman e tre suore beate – anche Dulce Lopes Pontes, l’Angelo Buono del Brasile che nel pieno del Novecento si occupò di testimoniare la propria fede assistendo gli ultimi e i malati della sua dilaniata terra. Anche lei come altre sante riconosciute da oggi per la Chiesa Cattolica – a seguito della cerimonia officiata da Papa Francesco dalle 10.15 in Piazza San Pietro – soffre in piena infanzia del lutto per l’esser rimasta orfana ma proprio da quel dolore si fa più evidente e “squarciante” l’amore per quel Dio che soccorre i derelitti e i mendicanti di affetto. La fede semplice di “Irma Dulce”, come viene chiamata in Brasile la santa di Bahia, non è nient’altro che quest’amore ricevuto, del tutto ridonato agli ultimi e i poveri della sua terra. Santa Dulce de Bahia sarà la prima donna nata in Brasile a essere canonizzata; una piccola grande suora capace di sconvolgere i potenti del Sud America e di catturare l’attenzione e l’affetto di Papa Giovanni Paolo II che andò a visitarla più volte finanche negli ultimi giorni di estrema sofferenza della vita terrena di Dulce Lopes Pontes. Proprio dal rapporto di profondo affetto e amicizia tra Papa Wojtyla e l’Angelo Buono del Brasile, anche l’allora Cardinal Ratzinger ebbe modo di conoscere la piccola straordinaria donna ed ebbe modo di ricordarla da Papa Benedetto XVI durante un Regina Coeli di diversi anni fa: «Mi unisco alla gioia della Chiesa in Portogallo, per la beatificazione di Madre Maria Chiara di Gesù Bambino, avvenuta ieri a Lisbona; e a quella in Brasile, dove oggi, a Salvador Bahia, viene proclamata beata Suor Dulce Lopes Pontes. Due donne consacrate, in Istituti posti entrambi sotto la protezione di Maria Immacolata. Siano lodati il Signore e la sua santa Madre!».



CHI È SUOR DULCE LOPES PONTES

Dulce Lopes Pontes rimane orfana da piccolissima della mamma, la stessa che le trasmise la fede cattolica e l’amore per la semplicità: l’amata madre era devota di Santa Teresa di Lisieux e così anche la figlia crebbe con quella santa negli occhi e nel cuore. “Irma Dulce” si diplomò in farmacia e poi infermiera e tra la fine degli anni quaranta e gli anni cinquanta avviò diverse opere in favore dei poveri e dei diseredati del Brasile, a Bahia e non solo: a 18 anni entrò nella Congregazione delle Suore Missionarie dell’Immacolata Concezione della Madre di Dio, dove iniziò ad essere chiamata Dulce. Proprio sulla scia di Santa Teresina del Bambin Gesù la sua vocazione crebbe e fiorì «Per quanto amore abbia nel mio piccolo cuore, è poco per un Dio così grande. Su esempio di Santa Teresina, penso che devono essere graditi al Bambino Gesù tutti i piccoli atti d’amore, per quanto piccoli possano essere», scriveva Dulce Lopes Pontes prima di entrare in convento. Fondò movimenti cristiani a Bahia, iniziò ad occuparsi dei poveri abbandonati nelle catapecchie del Brasile e venne anche ostracizzata da alcuni politici locali, tanto da essere costretta ad abbandonare alcune strutture di accoglienza da lei stessa fondate. Come ricorda il focus sul portale “Segni dei Tempi”, l’unico posto in cui la combattente religiosa poteva accogliere più di 70 persone bisognose semplicemente di assistenza medica era il pollaio del convento in cui viveva; rapidamente lo trasformò in un ospedale improvvisato, iniziando così una delle sue fondazioni, l’ospedale Sant’Antonio inaugurato nel maggio 1959 con 150 posti letto. Ad oggi riceve 3.000 pazienti al giorno: «Oggi le sue fondazioni sono note con il nome di Opere Sociali di Suor Dulce (Obras Sociais Irmã Dulce, OSID). Funzionano come un’entità privata di carità sotto le leggi brasiliane, sono accreditate dallo Stato federale e registrate dal Consiglio Nazionale del Benessere e dal Ministero dell’Educazione» (fonte Segni dei Tempi, ndr).



“L’ANGELO BUONO” E IL QUASI NOBEL

Proprio per il suo costante e imperterrito simbolo di fede nell’accoglienza di malati e ultimi del poverissimo Brasile, Suor Dulce Lopes Pontes venne anche candidata al Nobel per la Pace, oltre ad essere costantemente seguita, sentita e ammirata dall’amico Papa Giovanni Paolo II. Morì il 22 maggio 1992 venendo beatificata il 22 maggio 2011: l’Angelo del Brasile peggiorò le sue condizioni di forti difficoltà respiratorie attorno al 1990, anche se risultò malata da oltre trent’anni. Per 16 mesi restò ricoverata in ospedale, dove ricevette la visita di Papa Giovanni Paolo II pochi giorni prima di salire in Cielo, iniziando così il suo lungo percorso di beatificazione prima e canonizzazione. Ha parlato di Santa Dulce Lopes Pontes lo scorso luglio all’Osservatore Romano la nipote della suora brasiliana canonizzata oggi a Roma, Maria Rita Pontes, colei che ha raccolto l’eredità delle fondazioni e delle opere di carità per i poveri: «Sono molti gli episodi che testimoniano la sua santità già in vita. Non ha mai rifiutato un paziente alla porta del suo ospedale. Diceva: “Questa è l’ultima porta. Perciò non posso chiuderla”. Assisteva sempre tutti con grande amore. Aveva pazienza e ascoltava con attenzione tutti quelli che si rivolgevano a lei: dipendenti, medici, pazienti, persone bisognose. Nei momenti più difficili, non ha mai perso la fede e la speranza nella Provvidenza divina». Una missione che andò ovviamente ben oltre il Nobel (mai vinto), espresse infatti una vera e propria azione della testimonianza della fede nella Provvidenza divina: «Se pensiamo che tutto il suo lavoro è nato dove prima c’era un pollaio e oggi c’è un “impero di Amore”, ci rendiamo conto che suor Dulce è ancora presente in mezzo a noi e opera ogni giorno un miracolo» conclude la nipote della nuova Santa della Chiesa Cattolica Universale.

Leggi anche

UCRAINA/ La lezione di Giovanni Paolo II a chi vuol sedersi al tavolo della pace