Concepire un prequel di Dune (il film di successo e pluripremiato tratto dal romanzo di Frank Herbert e di cui abbiamo visto di recente la seconda parte), per di più attraverso una più lunga e complessa serie tv, ha fatto storcere il naso ai tanti fans dell’epica storia fantascientifica (e di amore) di cui sono indiscussi protagonisti Timothée Chalamet e Zendaya. Un prequel – come insegna la sagra de Il trono di spade – deve innanzitutto rispondere ai tanti interrogativi legati a un futuro cupo e apocalittico ma che conosciamo molto bene, e di cui abbiamo imparato a comprendere il legame profondo con i grandi temi del nostro presente.



Il racconto di Dune: Prophecy inizia circa mille anni prima di quando Paul Atreides sbarca con la sua famiglia su Arrakis, il pianeta di solo sabbia e dune. Ma già a quell’epoca Arrakis, dove si trova la “spezia”, la droga che allunga la vita ed è in grado di sviluppare le capacità cognitive di ogni essere vivente, è fonte di divisioni e di una sorda lotta di potere. Tutte le grandi famiglie aspirano alla gestione del pianeta, al suo enorme commercio che alimenta, tra l’altro, anche un ricco mercato clandestino.



L’Imperium è protetto dalla Sorellanza, l’organizzazione di donne che hanno dedicato la loro vita allo studio e allo sviluppo di poteri in grado di condizionare la mente umana. In ogni famiglia che conta vive una “sorella” che consiglia e controlla il corso delle cose. La madre superiore che governa la Sorellanza è Vania Harkonnen, che condivide la sua responsabilità con la sorella Tula. Vania capisce che alcune strane morti che hanno sconvolto la corte dell’Imperatore non sono altro che i segnali della profezia che parla di un conflitto in grado di distruggere l’Impero. E decide di intervenire con tutti i mezzi a sua disposizione.



Nella serie tv non c’è però Arrakis, i suoi aridi paesaggi, le sue dune e i suoi grandi serpenti. Soprattutto non c’è traccia dei Fremen, il popolo che l’abita da sempre, costretto a vivere nella sabbia, obbligato alla resistenza per sopravvivere. Ci sono le “sorelle”, le protagoniste indiscusse, c’è la corte dell’Imperatore, c’è un universo triste e buio, dominato dalla tecnologia, ma dove le “macchine pensanti” sono state sconfitte e messe al bando.

Tra i protagonisti ritroviamo Travis Fimmel, l’attore australiano diventato famoso per il suo ruolo di re Ragnar in Vikings, che veste i panni Desmond Hart, un generale sopravvissuto a una rivolta su Arrakis e nemico della Sorellanza. Ma il posto di protagonista principale è dell’attrice inglese Emily Watson (Le onde del destino, Hilary and Jackie, Chernobyl) nel ruolo della Madre Superiore Vania, tormentata da un passato legato alla morte precoce del fratello e da un difficile rapporto con la sua famiglia.

Lunedì prossimo con il finale di stagione (i primi 5 episodi sono già disponibili su NowTv) ci sarà svelato l’epilogo di uno dei momenti più critici dell’impero intergalattico e cosa aiuterà la Sorellanza a superare il suo destino. Ma siamo solo agli inizi di un’altra pagina di quel futuro caotico che attende l’umanità, fatto salvo che poi nella realtà essa sia capace veramente di superare i suoi problemi e sopravvivere.

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