Grazie ad una campagna pubblicitaria di diversi milioni di dollari e a tematiche che (almeno secondo gli sviluppatori) lo avrebbero avvicinato ad un pubblico vastissimo, c’era grande attesa per l’uscita del videogioco Dustborn: l’ultimissima fatica del team di Red Thread Games distribuito dalla francese Quantic Dream che ha alle spalle titoli diventati dei veri e propri masterpiece del media videoludico come ‘Heavy Rain‘ o ‘Detroit: Become Human‘.



Eppure dalle attese alla realtà talvolta (e sempre più spesso nell’ultimo decennio) scorre un intero mare e così l’uscita tanto decantata di Dustborn è passata quasi completamente in sordina disegnando i contorni di quello che non fatichiamo a definire un vero e proprio – oltre che sonorissimo – flop con un picco di solamente 83 giocatori attivi dal lancio (lo scorso 20 agosto) al momento in cui scriviamo; nonostante a ben guardare la recensioni sulla piattaforma Steam siano anche in larghissima parte positive e si attenda ancora il lancio – forse meno fallimentare – sulle console domestiche.



Il flop di Bustborn: una trama incentrata attorno alle tematiche woke che non piacciono neppure alla comunità LGBT

Eppure – come dicevamo già prima -, attorno a Dustborn si erano create delle enormi aspettative, tanto che secondo quanto riporta il sito ZeroHedge aveva attirato anche l’attenzione dell’Unione Europea che aveva deciso di finanziarlo con qualcosa come 168mila euro grazie al programma Europa Creativa; e non resta che porsi una (fondamentale) domanda: cosa non è piaciuto del videogioco, che peraltro sembra presentare anche modalità di gioco innovative mischiando un classico action a sequenze da gioco musicale, il tutto con una grafica cartoon e protagonisti – a conti fatti – ben caratterizzati?



La risposta va ricercata nella trama perché Dustborn si prefigge l’obiettivo di raccontare il lungo viaggio di una band punk-rock in una reimmaginata America in cui JFK è sopravvissuto all’attentato di Dallas vedendo morire davanti ai suoi occhi la moglie: gli States non sono – nel 2030 in cui è ambientato il gioco – poi così tanto Uniti e a governarli c’è un vero e proprio regime simil-fascista sotto la guida diretta del Presidente Ward.

Qualcuno avrà già capito dove stiamo andando a parare; mentre a tutti gli altri basterà sapere che l’intera trama di Dustborn si concentra attorno alle più classiche – ed ormai blasonate – tematiche woke con i protagonisti che avranno il compito di far ragionare gli oppressori con il “potere delle parole” (letteralmente, vi lasciamo il trailer sotto per verificare con i vostri occhi); e forse il flop del videogioco dimostra che ormai il pubblico – LGBT o meno che sia – non ne può più di forzature che hanno sempre più il retrogusto della propaganda fine a sé stessa.