Le richieste di risarcimento da parte del produttore britannico di aspirapolvere Dyson per le norme sull’etichettatura energetica dell’Unione europea dovrebbero essere riconsiderate, come affermato giovedì l’avvocato generale della corte suprema dell’UE.
Dyson nel 2018 ha richiesto un risarcimento di 176 milioni di euro dopo aver “vinto” la sfida sui requisiti di etichettatura degli aspirapolvere introdotti dalla Commissione Europea. Per l’azienda, discriminavano la sua tecnologia e ingannavano i clienti, come riporta Reuters.



Il Tribunale dell’Unione Europea aveva rigettato la richiesta di risarcimento, affermando che la violazione commessa dalla Commissione non era stata sufficientemente grave. Secondo Dyson, la Commissione aveva scelto il metodo sbagliato per determinare l’efficienza energetica degli aspirapolvere testandoli con sacchetti vuoti, come affermato l’avvocato generale Tamara Capeta.



Dyson, la querelle con la Commissione europea

“La Commissione era consapevole, al momento opportuno, che il test del sacchetto vuoto non poteva raggiungere l’obiettivo di informare i consumatori sull’efficienza energetica degli aspirapolvere e consentire loro di acquistarne di più efficienti dal punto di vista energetico”, ha affermato l’avvocato. “Né le difficoltà interpretative né la complessità normativa potrebbero scusare la Commissione per l’adozione del test del sacco vuoto”.

Per Dyson, i normali aspirapolvere diventano meno efficienti dal punto di vista energetico poiché le loro borse si intasano di polvere, a differenza del suo senza sacchetto. Capeta ha proposto di rinviare la causa al Tribunale affinché decida se sussistano altri presupposti per la responsabilità risarcitoria. Come si legge sullo stesso sito Dyson: “L’etichetta energetica della Commissione, introdotta nel settembre 2014, ha ingannato gli acquirenti sopravvalutando l’efficienza energetica degli aspirapolvere con sacco, portando le persone ad acquistare prodotti inferiori. Ha svantaggiato la tecnologia di Dyson con conseguente perdita di vendite e aumento dei costi, compresi quelli associati all’ingegneria, alla ricerca e allo sviluppo”.