Il cardinale Stanislaw Dziwisz ha replicato a Pietro Orlandi, fratello di Emanuela Orlandi, che ha affermato di essere venuto a conoscenza di alcuni “comportamenti inopportuni” avuti da Papa Wojtyla proprio negli anni della scomparsa della quindicenne. “Le accuse in questione sono farneticanti, avventatissime affermazioni, ma sarebbe più esatto subito dire ignobili insinuazioni”, ha scritto in una nota riportata da Vatican News.
“È appena il caso di dire che suddette insinuazioni, che si vorrebbero all’origine scaturite da inafferrabili ambienti della malavita romana, a cui viene ora assegnata una parvenza di pseudo-presentabilità sono in realtà accuse farneticanti, false dall’inizio alla fine, irrealistiche, risibili al limite della comicità se non fossero tragiche, anzi esse stesse criminali”, ha proseguito. Stanislaw Dziwisz ha ammesso al tempo stesso che la scomparsa di Emanuela Orlandi rappresenta “un crimine gigantesco” ma che similmente “criminale è lucrare su di esso con farneticazioni incontrollabili, volte a screditare preventivamente persone e ambienti fino a prova contraria degni della stima universale”.
Dziwisz: “Accuse ignobili a Wojtyla su Emanuela Orlandi”. La replica al fratello Pietro
Il cardinale Stanislaw Dziwisz ha ad ogni modo voluto mostrare vicinanza alla famiglia di Emanuela Orlandi, sottolineando che il “dolore incomprimibile per non avere notizie sulla propria figlia da 40 anni merita tutto il rispetto e tutta la premura”.
A fronte delle affermazioni di Pietro Orlandi che “hanno trovato eco sui social e in taluni media anzitutto italiani”, l’arcivescovo di Cracovia, in quanto segretario particolare di Papa Wojtyla, ha voluto comunque ribadire “senza il timore di smentite”, che “fin dal primo momento il Santo Padre si è fatto carico della vicenda, ha agito e fatto agire perché essa avesse un felice esito, mai ha incoraggiato azioni di qualsiasi occultamento, sempre ha manifestato affetto, prossimità, aiuto nei modi più diversi alla famiglia di Emanuela”. Il suo auspicio è dunque che ci sia “correttezza da parte di tutti gli attori” e che “l’Italia, culla universale del diritto, sappia con il suo sistema giuridico vigilare sul diritto alla buona fama di chi oggi non c’è più ma che dall’alto veglia e intercede”.