Quest’anno per accedere all’esame di Stato delle scuole superiori c’è un adempimento in più. Gli studenti dovranno compilare l’E-portfolio, inserendo informazioni sul proprio percorso di studi, in alcuni campi aperti che confluiranno nel Curriculum dello studente, strumento quest’ultimo già in vigore dal 2020. In pratica gli allievi, tramite Unica, il nuovo portale del ministero creato allo scopo, inseriscono notizie sulle proprie esperienze formative, come corsi, esperienze extrascolastiche, attività lavorative, di volontariato che hanno caratterizzato il loro percorso e tra queste potranno indicare anche un’esperienza “capolavoro” che segnali l’attività formativa più significativa. Tutti gli inserimenti dovranno essere associati a modelli standard (lavoro esterno, corso di formazione, attività di volontariato, visita d’istruzione, ecc.), classificabili con un’opzione a tendina, che permette ai gestori del sistema di monitorare le attività proposte e trasformarle in dati statistici, per proporre eventuali modifiche orientative o formative. Questo screening, almeno per ora, non riguarda il PCTO (l’acronimo che indica l’Alternanza scuola-lavoro e oggi il vero punto debole dell’orientamento scolastico), che essendo organizzato dalle scuole, verrà inserito di default nel curricolo dello studente dalle segreterie o dagli staff che si occupano della formazione.
A questo punto il neodiplomato, poche settimane dopo aver sostenuto l’esame di Stato, avrà a disposizione il proprio curricolo dello studente che è composto da tutti i dati scolastici e formativi predisposti dalle scuole (credito, tipo di diploma, votazione, PCTO) e dalle informazioni dell’E-portfolio redatte dagli studenti. Il portale Unica, la nuova piattaforma del ministero dell’Istruzione e del Merito, è stato creato appositamente per l’orientamento e come recita il sito è “pensato per raccogliere strumenti e risorse utili per gli studenti e le famiglie” con il compito di offrire servizi digitali per accompagnare “gli studenti nel percorso di crescita, per aiutarli a fare scelte consapevoli e a coltivare e far emergere i loro talenti”.
Le novità di quest’anno sono inserite in un orizzonte più ampio e vanno ad attuare le nuove linee guida dell’orientamento elaborate dal ministero nel 2022, con cui si è istituito il docente tutor, una nuova figura con compenso aggiuntivo, selezionata tra il 2023 e il 2024 a cui i professori hanno avuto accesso tramite presentazione del loro curricolo e candidatura. I tutor dialogano con studenti e famiglie per accompagnarli nella valutazione e nelle scelte relative ai percorsi di studio e lavoro e aiutano gli alunni (per ora solo quelli del triennio delle superiori) a fare scelte consapevoli e a compilare con precisione l’E-portfolio. I fondi per finanziare tutor e innovazione tecnologica sono stati reperiti dal PNRR, per cui, affinché il nuovo orientamento sia consolidato, sarà necessario passare nei prossimi anni a finanziamenti reperiti nel bilancio dello Stato italiano.
Sulla carta l’E-portfolio sembra funzionare, ma deve passare ancora al vaglio della pratica scolastica, e il battesimo del fuoco di quest’anno potrà ancora dire poco sulla sua effettiva riuscita. Lascia qualche perplessità l’utilizzo “in vista del colloquio” di questo strumento da parte delle commissioni d’esame. Non si capisce infatti come possa essere agganciato allo svolgimento del colloquio dell’esame di Stato, che, come è noto, si sviluppa a partire dall’attribuzione al candidato di un argomento da parte della commissione e prosegue con argomenti e collegamenti disciplinari ed esperienze di studio, PCTO ed educazione civica, volte a valutare abilità e competenze dell’allievo.
Per i molti docenti che hanno esperienza degli esami di Stato risulta evidente che, nella pratica, l’E-portfolio dovrebbe acquisire maggior peso, con lo scopo di orientare il colloquio alla valutazione delle esperienze pregresse. Una pratica che snatura ulteriormente il senso dell’orale stesso, perché verrebbe ridotto il tempo, già stretto, dedicato alla valutazione delle competenze, abilità e conoscenze specifiche che emergono dal dialogo tra candidato e commissione. Sembra un allarmismo inutile, ma non lo è, perché è già successo. La parte dedicata alle esperienze PCTO di ciascun allievo, invece di valutare la creatività dei singoli (qualche volta accade), non è infatti altro che la ripetizione di quelle due o tre esperienze significative acquisite nel triennio, con slides spesso prese da modelli standard. Più che la creatività dei singoli, come era nelle intenzioni originarie, emerge un’uniformità poco significativa, standardizzata, ripetitiva, in cui raramente si nota uno spirito critico e un progetto per il futuro.
Anche la parte del colloquio dedicata all’educazione civica, “capolavoro” dei 5 Stelle al tempo dei governi Conte, è snaturata e poco significativa. Come si sa è materia di nessuno, perché attuata da tutti i docenti del consiglio di classe, che dovrebbero svolgere argomenti che sviluppino la pluralità del senso civico. In pratica è la somma slegata di aspetti giuridico-culturali con scarso peso didattico e formativo e spesso i commissari d’esame hanno timore di dialogare con gli esaminandi per non metterli in difficoltà.
Con le novità di quest’anno son dunque in molti a sospettare che il colloquio orale diventi sempre più un colloquio orientativo, ma in questo modo il merito, che il governo Meloni voleva far entrare dalla porta principale, sembra uscire velocemente dalla finestra.
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