Il premio per il miglior film dei David di Donatello 2022 è stato assegnato a È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino. I pronostici non sono stati smentiti: la pellicola che racconta la storia di vita del regista ha conquistato anche questa onorificenza, dopo il Leone d’argento e la candidatura all’Oscar come miglior film straniero. “Grazie alla mia famiglia che ho camuffato all’interno del film e senza la quale non sarei qui”, ha detto l’artista al momento del ritiro della statuetta.
In tutto questa sera il film si è aggiudicato cinque statuette: oltre a quella più prestigiosa, anche quella per la miglior regia; quella per la migliore attrice non protagonista, Teresa Saponangelo; quella per la miglior fotografia e infine il David giovani a cui il regista teneva tanto. La pellicola ha insomma lasciato il segno. (Agg. di Chiara Ferrara)
È STATA LA MANO DI DIO, DALLA NOMINATION AGLI OSCAR AL DAVID DI DONATELLO
È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino sarà uno dei grandi film protagonisti ai David di Donatello 2022. La pellicola Netflix ha raccolto ben sedici candidature ed è in corsa per il premio al miglior film. Un grande riconoscimento per il regista partenopeo, che si è già aggiudicato il Leone d’argento – Gran Premio della Giuria alla 78esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, nonché la candidato all’Oscar al miglior film straniero.
È stata la mano di Dio è sicuramente il film più intimo di Paolo Sorrentino, che ha ripercorso tra realtà e finzione la sua adolescenza, in particolare la morte dei due genitori. Protagonista è il giovane Filippo Scotti, alla sua prima esperienza cinematografica e vincitore del premio Marcello Mastroianni a Venezia, affiancato da un cast ricco di volti noti: Toni Servillo, Teresa Saponangelo, Luisa Ranieri, Massimiliano Gallo, Renato Carpentieri, Lino Musella, Enzo Decaro e Betty Pedrazzi.
È STATA LA MANO DI DIO, CANDIDATO A MIGLIOR FILM DAVID DI DONATELLO 2022
Paolo Sorrentino con È stata la mano di Dio è tornato nella sua città natale per un racconto di destino e famiglia, sport e cinema, amore e perdita. La storia di un ragazzo nella Napoli degli anni Ottanta, una vicenda di gioie inattese, come l’arrivo di Diego Maradona al San Paolo, e una tragedia altrettanto inattesa. Un’immersione in una memoria viva, vivissima, che colpisce lo spettatore per purezza e bellezza.
Nel presentare È stata la mano di Dio, Paolo Sorrentino ha spiegato: “È stata la mano di Dio è un racconto di formazione che mira, stilisticamente, a evitare le trappole dell’autobiografia convenzionale: iperbole, vittimismo, pietà, compassione e indulgenza al dolore, attraverso una messa in scena semplice, scarna ed essenziale e con musica e fotografia neutre e sobrie. La macchina da presa compie un passo indietro per far parlare la vita di quegli anni, come li ricordo io, come li ho vissuti, sentiti. In poche parole, questo è un film sulla sensibilità. E in bilico sopra ogni cosa, così vicino eppure così lontano, c’è Maradona, quell’idolo spettrale, alto un metro e sessantacinque, che sembrava sostenere la vita di tutti a Napoli, o almeno la mia”.