Il cambiamento del lavoro, grazie a social e nuove tecnologie, da due anni a questa parte tocca sempre più anche le professioni basate su canali di relazione tradizionali. Ne è un esempio il progetto di consulenza psicologica digitale di Daniele Marchesi, psicoterapeuta che utilizza il linguaggio dei social per dare consigli e spunti di riflessione a giovani e ad adulti. Alla base di questa apertura data dal digitale, c’è un diverso modo di comunicare e aprirsi oggi al sostegno psicologico che oggi può essere importante introdurre anche nell’ambiente di lavoro dove il benessere collettivo integra sempre più allo sviluppo organizzativo l’esigenza di supportare i dipendenti nello sviluppo di soft skills.



Com’è nata l’idea di aprire la pagina “lapsicologiaperte”?

Il progetto @lapsicologiaperte ha avuto inizio verso la fine del 2019, momento in cui ho aperto il mio studio di consulenza psicologica a Bergamo. Tutto però ha preso una forma nuova durante la pandemia di Covid-19. Proprio per stare vicini alle persone costrette a stare a casa io e Giulia, marketing manager del progetto, abbiamo deciso di trasmettere consigli utili e pratici per offrire sostegno. Ciò che sicuramente ha colpito di più, e ancora oggi è il punto focale della pagina, è la comunicazione. Una comunicazione nuova e fresca. Un modo alternativo per esprimere concetti generalmente visti come “troppo complicati”. L’obiettivo è dunque quello di avvicinarsi a più persone possibili per trasmettere messaggi importanti, ma, soprattutto, per dialogare con gli utenti e conoscere le loro storie.



Com’è cambiato negli ultimi due anni il lavoro degli psicologi attraverso il digitale? Quali le esigenze principali dei pazienti/utenti in rete?

Il nostro lavoro, in seguito al primo lockdown, ha avuto una maggiore attenzione da parte delle persone. La cosa più impressionante, in senso positivo, è stato vedere le numerosissime iniziative proposte per poter dare supporto psicologico. Tra questi anche il supporto psicologico online che ha visto molti professionisti dare la loro disponibilità per il supporto a distanza. Anche io, nel mio piccolo, ho realizzato un’iniziativa insieme ad alcuni colleghi dando assistenza gratuita a tutti gli operatori sanitari che si trovavano ad affrontare situazioni molto dure. La cosa che ci ha emozionati e ci ha dato ancora più energia è stata la forte condivisione, soprattutto sui social, di questa iniziativa.



Quanto credi sia importante, oggi, fare divulgazione in ambito “Mental Health”? E soprattutto, in che modo?

Direi importantissima. La cosa più importante però è non banalizzare. Un tempo il ricercatore era visto come quella figura chiusa nel suo laboratorio interessato solo ai suoi esperimenti senza preoccuparsi di comunicare ciò che stava facendo. Oggi, invece, è importante condividere. La condivisione va fatta con attenzione, soprattutto sui social network. Da psicologo, è bello poter parlare di ciò che si è studiato e di ciò che si è appreso nella propria esperienza lavorativa e professionale, ma è fondamentale sottolineare sempre che ogni contenuto divulgato non sostituisce un percorso di supporto psicologico. La condivisione serve per poter parlare, discutere, esprimere la propria idea e riflettere. Riflettere sui temi proposti, farsi delle domande, fermarsi per un istante a pensare… “io che idea ho su questo argomento?”, “io come lo affronto nella mia vita?”. Ciò che anche noi cerchiamo di fare quotidianamente sui social è proprio questo.

Credi che oggi sia importante inserire una figura dedicata al sostegno psicologico dei lavoratori, in azienda?

Sì assolutamente. Credo sia molto importante avere una figura dedicata al sostegno psicologico in azienda. È una figura chiave per supportare il benessere individuale dei dipendenti e per monitorare il clima presente nell’azienda. Secondo alcune ricerche, le aziende che hanno introdotto la figura dello psicologo in ufficio sostengono, infatti, con soddisfazione di aver visto un importante miglioramento dell’ambiente lavorativo con molti vantaggi per tutto il team di lavoro.

In che modo si può incidere sulla qualità dell’ambiente di lavoro?

Oggi è molto importante integrare lo sviluppo organizzativo con l’esigenza di sviluppare le skills personali dei dipendenti, per favorire il benessere collettivo. Se la singola risorsa è soddisfatta della sua vita, i risultati in termini di produttività non tarderanno ad arrivare e saranno d’aiuto anche gli altri colleghi.

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