C’è una cura per ebola? Sembra di poter dire di sì alla luce dei due nuovi trattamenti che ha portato i tassi di mortalità tra chi ha contratto il virus anche al 6 per cento. Si tratta di un risultato importante alla luce dell’epidemia che nell’ultimo anno ha ucciso quasi 1900 persone nella Repubblica Democratica del Congo. Come riportato da “Il Post”, i nuovi trattamenti sono stati testati dall’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) e dall’Istituto nazionale di allergie e malattie infettive degli Stati Uniti (NIAID). Le cure per l’ebola sono di fatto un insieme di anticorpi monoclonali da iniettare nel sangue dei pazienti. Il primo, il REGN-EB3, ha abbassato il tasso di mortalità al 6%; il secondo, il mAb-114, li ha portati all’11%. Ebola, virus identificato per la prima volta nel 1976, nella sua più grave epidemia in Africa ha ucciso 10.000 persone tra il 2014 e il 2016. L’unico modo di trattarlo era tenere idratati i pazienti cercando di tenere bassa la febbre sperando che le difese immunitarie dei malati facessero il resto. Nel 2015 era stato sviluppato un vaccino, risultato estremamente efficace, che però è stato lento a diffondersi e non in grado di arginare la nuova epidemia.
EBOLA, FINE EPIDEMIA IN AFRICA?
Uno dei risultati più importanti che i due nuovi trattamenti per l’Ebola conseguiranno sarà quello di diffondere la percezione che dalla malattia si può guarire. Come ha scritto il New York Times e riportato “Il Post”, “fino a ora, molti credevano che chiunque contraesse il virus era destinato a morire da solo in mezzo a stranieri vestiti con tute da astronauti ed essere seppellito senza cerimonia in una sacca da morto coperta di candeggina”. Se come sembra le percentuali di guarigione dovessero ora superare il 90%, nelle popolazioni africane sarà sempre più chiaro per tutti che dall’ebola si può guarire: gli operatori sanitari non verranno più guardati con diffidenza e le persone che contraggono il virus finiranno di nascondere la loro malattia, uno dei motivi per cui il contagio si è allargato.