Allarme Ebola in Congo. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato l’epidemia nella Repubblica Democratica del Congo «una emergenza sanitaria pubblica a livello internazionale». Si tratta di uno dei massimi livelli di allarme dell’organismo, che ha indetto una riunione di emergenza di esperti dopo i primi casi di Ebola individuati a Goma, città con due milioni di abitanti a ridosso del confine con il Ruanda. «L’epidemia non è sotto controllo», ha aggiunto Joanne Liu, presidente internazionale di Medici senza frontiere (Msf). Stando agli ultimi dati del ministero della Salute del Congo, ci sono stati 2.512 casi di Ebola con 1.676 morti. A Goma sono ormai 22 le persone che potrebbero essere state contagiate. Quindi l’Oms ha esortato i Paesi confinanti a coordinarsi per la prevenzione del rischio di epidemia. Bisogna migliorare la capacità di individuare e gestire i possibili casi, ma vengono escluse restrizioni sugli spostamenti. «Nessun Paese deve chiudere le frontiere o porre restrizioni ai viaggi e al commercio», la precisazione dell’Oms.



EBOLA, EPIDEMIA IN CONGO È GRAVE

«Le persone continuano a morire nelle comunità, gli operatori sanitari sono ancora infetti e la trasmissione del virus continua». A tracciare il drammatico quadro della situazione è Medici senza frontiere, che ha sperimentato in prima persona la complessità dell’epidemia di Ebola. A parlare è il presidente internazionale Joanne Liu, secondo cui serve un cambio di marcia. «Le comunità e i pazienti devono essere al centro della risposta, devono essere partecipanti attivi». Msf invita, dunque, ad un approccio su larga scala per la prevenzione. «Questo significa un migliore accesso alla vaccinazione per la popolazione per ridurre la trasmissione». Nonostante la sospensione dei Centri di trattamento a Butembo e Katwa, Medici senza frontiere continua a gestire attività legate all’emergenza Ebola a Kayna e Lubéru, in Nord Kivu. E gestisce due Centri di isolamento per l’Ebola a Bwanasura e Bunia, nella provincia di Ituri. Invece a Goma supporta la gestione delle emergenze, garantendo l’isolamento dei casi sospetti.

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