Ebrahim Raisi, noto come il “Boia”, è il candidato favorito alla vittoria delle elezioni presidenziali in Iran secondo i sondaggi riportati dal Corriere della Sera. Di fatto, sarebbe riuscito a guadagnarsi fra i candidati la prima posizione a fronte del suo terribile passato. Non aiuta certo la situazione legata all’emergenza epidemiologica COVID-19. Se si considera infatti che, a dispetto dei “liberazionisti” che vorrebbero vedere i cittadini di tutto il modo senza mascherina e senza restrizioni, proprio l’Iran, dove Raisi è candidato, viene rilevato quale fulcro del Covid in Medio Oriente. L’Iran detiene infatti il record, come numero di morti, di tutto l’emisfero orientale e, come se non bastasse, conta meno del 6% di vaccinati. Sempre secondo il quotidiano, quelle che vedono come favorito Ebrahim Raisi sarebbero state definite elezioni “ingegnerizzate”, ovvero studiate a tavolino e costruite per garantire la presa del potere da colui che ì, evidentemente, rappresenta i poteri forti. Quali saranno le conseguenze della vittoria di Ebrahim, solo il tempo potrà svelarlo.



EBRAHIM RAISI, L’ORIGINE DEL SOPRANNOME “IL BOIA”

Attorno al passato di Ebrahim Raisi le fonti riportano dati che sarebbero qualificati da qualsiasi storico come, per usare un eufemismo, tutt’altro che rassicuranti. Membro della cosiddetta “Commissione della Morte”, in seguito (per crudele ironia) prete (Mullah di preciso) e poi membro capeggiante della magistratura iraniana, il ruolo del candidato alle elezioni presidenziali dell’Iran è stato per lungo tempo provvedere all’emanazione e sincerarsi dell’esecuzione delle condannare a morte (da qui il poco invidiabile soprannome “il boia”) nei confronti di tutti coloro che venivano qualificati come dissidenti. I numeri parlano da soli e raccontano uno scenario tutt’altro che roseo. Si contano infatti – sempre secondo il Corriere della Sera – almeno tremila morti. Tremila. E se la storia ha potuto insegnarci qualcosa, è che quando si tratta di uno governo di stampo totalitarista (o pseudo-tale), come sembra ad oggi essere l’Iran, il numero deii morti registrati dalla cronaca giornalistica è (purtroppo) sempre di gran lunga inferiore ai numeri reali.



EBRAHIM RAISI E L’AVVERSARIO HEMMATI

Cosa ha significato il nome Soleimani, per una nazione come l’Iran, al punto da “guadagnarsi” un posto nel loro cuore? La più probabile e forse unica risoposta è che, essendo stato ucciso dagli americani, egli sia passato alla storia locale indossando le vesti di martire e quindi guadagnandosi la stima anche di coloro che , in vita, ne sono stati fieri oppositori. Se non si contano i deceduti però, chi è il candidato che potrebbe fronteggiare l’avanzata nei sondaggi del candidato Ebrahim Raisi, detto “Il Boia”? Unico nome papabile a tal proposito, sembra essere quello di Abdolnaser Hemmati, il numero due, secondo i sondaggi, rispetto a Raisi. Il secondo candidato, ha posto in televisione un quesito tanto sottile quanto possibilmente immaginabile da chiunque. Ovvero “Siamo sicuri” ha domandato Hemmati a Raisi “Che dato il tuo precedente ruolo di magistrato, svolto con la ben nota durezza” tu sia in grado di permettere ai cittadini e soprattutto agli avversari, il diritto di critica? La risposta non sta tanto al candidato avversario. Quanto, secondo molti, alla coscienza degli elettori.

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