E’ in svolgimento a Milano “Expo Ferroviaria”, l’unica fiera B2B dedicata al settore ferroviario in Italia. L’evento, che si conclude oggi, riunisce i principali attori di questo ramo industriale. Quest’anno con una novità molto importante, che merita un approfondimento. Per la prima volta all’appuntamento ha partecipato una folta rappresentativa del mondo dell’aerospazio – tredici imprese eccellenti, per la precisione -, giunta a Milano per iniziativa del Distretto Aerospaziale della Campania. “E’ un network – afferma il presidente Luigi Carrino – che aggrega i protagonisti del sistema regionale, vale a dire spazio-aeronautica-difesa, una filiera produttiva che in periodo pre-Covid esprimeva un volume d’affari stimato in 2,8 miliardi di euro e un numero di dipendenti non inferiore a 13mila unità”.



Tra aerospazio e industria ferroviaria esistono contiguità e interconnessioni sempre più solide e significative. A che cosa sono dovute?

Le integrazioni sinergiche tra i due settori sono destinate a essere sempre più frequenti e promettenti sul piano scientifico, progettuale, tecnologico. E’ l’effetto dell’evoluzione del trasporto ferroviario, impegnato a ottimizzare la velocità dei collegamenti, aumentare il comfort, limitare gli sprechi di materiali ed energia in chiave di economia circolare. Ambiti in cui la realtà aerospaziale campana riveste un ruolo di primissimo piano per contenuti, competenze scientifiche, know how industriale e tradizione manifatturiera. Ecco quindi che in diversi comparti si sono manifestate vere e proprie intersezioni con il settore del trasporto ferroviario, in particolare da quando si è affermato in tale ambito come trainante l’asset dell’alta velocità.



Le linee ferroviarie dedicate a tale tipo di circolazione devono essere realizzate secondo determinate norme tecniche, che fissano ad esempio parametri come il raggio di curvatura delle linee, la tipologia di armamento e i sistemi di controllo e sicurezza della circolazione. Non è così?

Va detto che la soglia dell’alta velocità è cambiata nel corso del tempo, passando dai 180-200 km/h degli anni Settanta al limite minimo di 250 km/h di oggi. Con lo sviluppo di questo tipo di offerta, che ha contributo a congiungere Nord e Sud del Paese riducendo notevolmente le distanze, sono cambiate anche le abitudini degli italiani, sempre più inclini a optare per il trasporto aereo per le grandi tratte (10mila km e oltre) e a scegliere il Tav per quelle interne al Paese. E tale prospettiva di trasporto integrato apre un orizzonte nuovo in termini di innovazione e sviluppo di servizi, che riguarda anzitutto la qualità della mobilità urbana, per la quale il concetto di trasporto door to door diviene dirimente.



In un futuro non lontano verrà richiesta rapidità e sicurezza nella movimentazione da casa alla stazione o all’aeroporto, in linea con la velocità assicurata dai vettori Tav e aeronautico. E’ questa la prospettiva della “urban air mobility”?

La domanda di qualità del trasporto intra-urbano è destinata a svilupparsi, considerando che le città saranno sempre più in crescita come poli metropolitani ad alta densità abitativa e di traffico. Ma il contributo che l’aerospazio può recare al ferroviario è ancor più determinante quando si passa all’esame dell’incremento di efficienza aerodinamica richiesta ai treni del futuro prossimo.

Ci spieghi meglio.

Si tratterà di ridurre l’impatto acustico del Tav, la resistenza dell’aria, l’impatto tra convoglio lanciato e ingresso nei tunnel o l’impatto tra convogli che si incrociano sulle linee di percorrenza in direzione opposta. Inoltre c’è la possibilità che il cosiddetto materiale rotabile venga realizzato con materiali compositi e nuovi materiali termoplastici, allo scopo di ridurne il peso, risparmiare energia, attenuare le vibrazioni, aumentare il comfort dei passeggeri, migliorare le prestazioni del condizionamento, sviluppare la motoristica per adottare motori elettrici. E ancora: ridurre l’infiammabilità delle piattaforme ottenendo migliori performance in termini di sicurezza. Ecco le tante variabili sul tema che l’aerospazio può offrire, assieme alla messa a punto di soluzioni sensoristiche per facilitare il controllo predittivo. Un’altra variabile è il recupero di energia che può offrire lo sfruttamento dell’impatto del vento prodotto dai treni mediante turbine fissate sui pali, prospettiva che introduce un’innovazione di tipo ecologico. Ipotesi nient’affatto peregrina, che si può avvalere delle competenze che il mondo aeronautico ha accumulato dallo studio aerodinamico delle eliche.

Dall’intersezione tra filiera aeronautica e ferroviaria si possono aprire possibilità di sviluppo per nuove realtà industriali?

Certo, con l’interessante opportunità di vedere nascere nuove specializzazioni progettuali e manifatturiere. Il tema è strategico, perché lo sviluppo del Mezzogiorno con una logica industriale e non assistenziale richiede non solo la massima integrazione territoriale con le migliori dotazioni infrastrutturali e logistiche, che dipende dalle scelte di governo e dal Pnrr, ma anche una più decisa integrazione intersettoriale della manifatturiera meridionale, a partire dalle sue componenti più dinamiche e a maggiore propensione internazionale. E questo dipende da noi, dal Sud.

(Claudio D’Aquino)

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