L’8 aprile 2024 come il 10 luglio 1600: le immagini delle migliaia di americani che ieri si sono riversati nelle strade di Dallas e Indianapolis e intorno alle cascate del Niagara hanno ricordato, con le dovute proporzioni, l’entusiasmo con cui 424 anni fa gli abitanti di Graz sono accorsi nella piazza principale della cittadina austriaca convocati da Giovanni Keplero. Il fenomeno da osservare era lo stesso: una eclissi solare totale, uno spettacolo offerto gratuitamente dalla natura, non frequentemente ma secondo un calendario che gli astronomi hanno da molto tempo imparato a calcolare.



La curiosità dei concittadini di Keplero era acuita dal fatto che il grande fisico tedesco si era preparato all’appuntamento installando nel centro della piazza un grande strumento di legno coperto da tendoni neri, una sorta di camera oscura da lui appositamente progettata per eseguire osservazioni e misure astronomiche; univa così, in anticipo sui tempi, obiettivi di ricerca scientifica con attività divulgativa.



C’era molto da spiegare sull’eclissi solare totale, anche perché per la sua singolarità e potenza il fenomeno era sempre stato caricato di significati extrascientifici, visto come presagio di sventure o comunque come un’anomalia nel quieto e ordinato svolgersi dei moti celesti. Oggi basta un po’ di geometria o l’immagine animata di un modellino del sistema solare per rendersi conto del perché ogni tanto il Sole diventa “nero” e perché ciò è visibile solo in certe zone e per un certo tempo. Tuttavia anche oggi, se si vuole avere un’idea più precisa di cosa può succedere, bisogna considerare dati e misure per sapere, ad esempio, che il tipo di eclissi solare totale dipende non solo dall’allineamento dei tre corpi celesti – Sole, Luna, Terra -, ma dalla posizione occupata dalla Luna sulla sua orbita al momento dell’allineamento. Se il nostro satellite si trova al perigeo, cioè nel punto di minima distanza dalla Terra, può coprire completamente il Sole per circa sette minuti; se invece si trova all’apogeo, il punto di massimo allontanamento da noi, il suo disco non riesce a coprire totalmente il disco solare e si ha un’eclissi anulare: ci appare un brillante anello di Sole che circonda elegantemente il disco nero della Luna. Quella di Keplero e quella di ieri è eclissi solare totale; come lo sarà quella osservabile dalla Spagna il 12 agosto 2026.



Ma, ci si può chiedere, quando la Luna ha eclissato il Sole, cosa hanno visto i cittadini di Graz e cosa hanno potuto vedere ieri gli americani dato che per un momento tutto era buio? Nel caso di ieri, laddove non era nuvoloso, si potevano vedere ancor più brillanti Giove e Venere, a est e a ovest del Sole; lo spettacolo principale era però, in entrambi i casi, quello della corona solare, cioè della parte più esterna dell’atmosfera solare che normalmente non si riesce a vedere per l’enorme luminosità del disco solare. La corona forma un alone di luce tenue che impedisce il buio totale e inonda la Terra di una semi-luminosità inusuale e particolarmente suggestiva. È sull’osservazione della corona che si concentra una parte dell’interesse scientifico dell’eclissi solare totale. Infatti, al di là dello spettacolo e della meraviglia – che comunque non mancano agli stessi scienziati -, l’evento eclissi è un’ottima occasione di ricerca, potendo esaminare la corona in modo diretto e analizzare, ad esempio, quei particolari fenomeni che sono i “brillamenti” cioè le potenti eruzioni di materiale stellare che formano enormi protuberanze emettendo vento solare energetico. La loro osservazione è particolarmente interessante in un momento come questo in cui ci stiamo avvicinando al picco del ciclo di attività solare che ha durata di 11 anni e con la sua variabilità influenza in modo forse decisivo la nostra atmosfera terreste e il suo surriscaldamento.

I dati raccolti al buio ieri illumineranno, quindi, sia la fisica solare che quella terrestre.

È difficile comunque, a meno di scoperte inaspettate, che questa eclissi solare totale possa passare alla storia superando la fama di quella del 29 maggio 1919, osservata da sir Arthur Eddington dall’isola di Principe, nel golfo di Guinea. Grazie all’eclissi, fu possibile osservare e misurare la deflessione della luce di alcune stelle per effetto dell’attrazione gravitazionale del Sole, o meglio, per effetto della curvatura dello spazio-tempo causata dalla presenza della massa solare. Era una spettacolare conferma della teoria della Relatività Generale di Einstein, presentata quattro anni prima, che appunto prefigurava uno spazio-tempo curvato dalla presenza di masse, interpretando in modo nuovo la gravità newtoniana.

Anche in quell’occasione, come per i tanti appassionati di ieri, il meteo rischiò di rovinare la festa: per tutto il giorno dell’eclissi solare totale l’Isola di Principe fu colpita da violenti acquazzoni, che disturbarono il posizionamento delle apparecchiature: solo poco prima del buio totale le nuvole se ne andarono ed Eddington potè riprendere alcune fotografie con poche stelle. Ma fu più che sufficiente.

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