LA RIVOLUZIONE “SINISTRA” DELLA RIFORMA SANCHEZ SULLA SCUOLA
Una riforma della sinistra ma anche una riforma “sinistra”: non riusciremmo ad esprimerlo in altro modo una nuova legge sulla scuola che in un colpo solo ‘elimini’ storia, filosofia, oltre a tematiche come la Scoperta dell’America o la Rivoluzione Francese.
Siamo in Spagna dove lo scorso 29 marzo un Decreto regio firmato da Re Felipe ha sigillato la riforma adottata dal Governo Sanchez per la Scuola Secondaria dell’Obbligo (12-16 anni, in pratica l’equivalente della nostra scuola media), messa a punto dalla Ministra dell’Educazione Pilar Alegria. Stop allo studio “cronologico” della storia, dovrà essere sostituito da “nuclei tematici” come – citiamo – «la disuguaglianza sociale e la lotta per il potere»; «emarginazione, segregazione, controllo e sottomissione nella storia dell’umanità»; «famiglia, ceppo, casta», e poi ancora «memoria democratica»; «ecofemminismo»; «diritti LGBTIQ+». Insomma, un immenso concentrato di politicamente corretto, misto a “cancel culture” e cultura “woke”: a farne le spese di questa mini-rivoluzione spagnola sulla scia “globalista” restano le “vecchie” abitudini della storia, del pensiero filosofico europeo per come è stato conosciuto finora, fino ai temi divenuti “scabrosi” come la scoperta dell’America o la Rivoluzione Francese.
“DIRITTI LGBT AL POSTO DELLA FILOSOFIA”: COSA SUCCEDE IN SPAGNA
In realtà la riforma del Governo spagnolo inserire la filosofia come studio nei due anni di scuola superiore: gli insegnanti però non ci stanno e da settimane sono sul piede di guerra in quanto lo spostamento della filosofia dai 16 anni in su di fatto leva la possibilità di avere a che fare con l’educazione al pensiero filosofico (e tutto ciò che ne consegue) per tutti quegli studenti che si iscriveranno alle superiori. In Spagna, ricordiamolo, la scuola dell’obbligo finisce proprio con i 16 anni.
Polemiche anche sull’abolizione della storia per come è stata studiata fino ad oggi: i sostenitori della riforma ritengono invece che «l’insegnamento venisse impartito finora in modo troppo nozionistico» e che l’urgenza di completare il programma «costringesse i docenti a una corsa contro il tempo». Una storia insegnata per blocchi può essere certamente un altro modo di insegnamento, il problema sono però i “blocchi” in quanto tale: il fortissimo rischio di ideologia dietro le tematiche insegnate (o “infuse”?) agli studenti ha alzato, e non di poco, il livello dello scontro politico in Spagna. Stiamo parlando solo di “ecofemminismo “ e “diritti LGBT”? Nient’affatto, gli scenari inquietanti dietro alla nuova riforma spagnola sono anche altri: sconcerto, ad esempio, tra i professori di matematica quando hanno scoperto che non si potrà più trattare temi come i “logaritmi” o le “espressioni radicali”, ma che andranno denominate sotto il blocco “significato socio-affettivo della matematica”.
Si vuole perseguire l’Agenda Onu 2030, ma siamo così sicuri che questo valga il “costo” di perdere connessione con la storia (e l’educazione)? Secondo un politico di estrema sinistra come Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista italiano, la riforma scolastica in Spagna è inqualificabile: «Storia e filosofia in Spagna sostituite da ecofemminismo e lgbt . Bella riforma della scuola fa la “sinistra”. Totalmente inginocchiati al pensiero unico della globalizzazione capitalista. Una vera vergogna contro cui battersi».