In Gran Bretagna sono previste ecografie in gravidanza solo a 12 e 20 settimane. Un recente studio ha però evidenziato la necessità di effettuare anche una terza ecografia nell’ultimo trimestre, che solitamente è invece effettuata solo per gravidanze a rischio o comunque complicate. Far rientrare la terza ecografia tra quelle di routine permetterebbe di ridurre i casi di nascite podaliche, cesarei d’emergenza e ogni altro rischio per la salute delle donne incinte e del feto. A dirlo è stata la professoressa Asma Khalil, che ha condotto lo studio presso la St George’s, University of London , e riportato dal The Guardian.



Se quindi anche in Gran Bretagna si introducesse un’ecografia extra, la gravidanza avrebbe meno probabilità di avere complicazioni che potrebbero anche generare traumi nelle future madri. Anche perché, come ha dichiarato la professoressa, le prime due ecografie non permettono ancora di stabilire, ad esempio, il posizionamento del feto in vista del parto. Un controllo più ravvicinato al travaglio invece può fornire i giusti strumenti di prevenzione.



Gravidanza in UK: i dati danno ragione alla ricerca

Il citato studio si fonderebbe su dati significativi che confermerebbero la tesi di una gravidanza e di un parto più sicuri grazie ad una terza ecografia. È stato condotto un confronto tra il tasso di nascite podaliche inaspettate e la salute del neonato dopo l’introduzione della terza ecografia nel terzo trimestre presso il St George’s university hospital NHS foundation trust (SGUH) e il Norfolk and Norwich university hospital NHS foundation trust (NNUH). A SGUH, 16.777 hanno ricevuto solo le solite ecografie prenatali e 7.351 hanno avuto un’ecografia extra a 36 settimane. A NNUH, 5.119 donne hanno ricevuto ecografie standard e 4.575 sono state sottoposte a una scansione con un dispositivo portatile. Dal confronto è emerso che l’ulteriore controllo ha ridotto drasticamente le nascite podaliche, nonché i casi di cesarei d’emergenza, e i bambini appena nati hanno registrato molti meno problemi cardiaci e/o respiratori a pochi minuti dalla nascita. Chiari dunque i benefici sia per i neonati che per le neo mamme. Da qui quindi l’esigenza di seguire le raccomandazioni dello studio in oggetto, portando ad una maggiore attenzione per i test di screening e ad una maggiore formazione in campo ostetrico.

Leggi anche

SANITÀ/ Il virus del Congo è l'occasione per dare una "spinta" al nuovo Piano pandemico