Che Parigi si muova a passi spediti verso un’economia circolare in campo alimentare lo testimoniano due fatti concreti. Il primo è rappresentato dalla legge AGEC (Loi Anti-gaspillage pour une économie circulaire) che già nel 2020 ha definito l’obiettivo di dimezzare gli sprechi alimentari entro il 2025, nella distribuzione e nella ristorazione collettiva, ed entro il 2030 per i restanti settori. Il secondo rimanda invece alla recentissima creazione di un’etichetta nazionale contro lo spreco alimentare (label national anti-gaspillage alimentaire), riconoscimento governativo appena lanciato per identificare gli operatori virtuosi. Un’etichetta che, lontano dall’essere una onorificenza sulla carta, vuole rappresentare oltralpe un’attestazione concreta di un impegno sul campo.



Lo dimostra la recente assegnazione del riconoscimento a due gruppi leader nella grande distribuzione francese: Leclerc (al primo posto con il 22,9% quota di mercato nel 2022) e Carrefour (quarto in classifica, con il 9,9% di market share), entrambi qualificati come esemplari (hanno ottenuto il valore massino in una griglia di valutazione compresa tra 1 e tre stelle) per l’efficienza nella riduzione degli sprechi alimentari, ottenuta grazie a un variegato mix di iniziative adottate, che spaziano dalla donazione ad associazioni benefiche all’organizzazione nei locali di vendita di aree dedicate ai prodotti in scadenza o “brutti” offerti a prezzi molto scontati, passando per il miglioramento della gestione degli scaffali in negozio e per la convenzione con l’app Too Good To Go per vendere a prezzo ridotto le eccedenze. Ma non è tutto. Va detto infatti che entrambe le catene hanno infatti ottenuto il riconoscimento con menzione speciale, un dettaglio che vale la fruizione di campagne di comunicazione sostenute dallo Stato. Uno Stato che in Francia sembra quindi essere molto attento e attivo sul fronte dell’economia circolare applicata al cibo. Tanto che nella prima metà del 2023 è già prevista l’elaborazione del benchmark per l’applicazione dell’etichetta al settore della ristorazione collettiva e commerciale, e a seguire, si lavorerà su altri comparti della filiera agroalimentare.



E in Italia? Al momento non si registrano iniziative analoghe a quelle intraprese oltralpe, ma un’indagine condotta da GS1 Italy, in ambito ECR, in collaborazione con l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ha fatto il punto sulle performance ottenute in materia di circolarità da otto catene attive sul territorio nazionale: Bennet, Conad, Decathlon, Despar Italia, D.it – Distribuzione Italiana, Esselunga, Metro e Realco.

E i risultati sembrano muoversi tra luci e ombre: il campione di retailer analizzato ottiene una performance media di circolarità pari al 45%, che lo colloca al di sotto della media complessiva del settore, pari al 53%. Va detto però che il valore rappresenta il frutto di dinamiche molto diverse tra loro: metà del campione si posiziona nella fascia definita “Concerned” (Interessata) mentre l’altra metà nella fascia superiore, quella delle aziende “Proactivist” (Proattive).



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