Senza compensazioni che attutiscano l’impatto di scarsità e costi elevati di energia, alimentari e minerali critici dovuti alla guerra localizzata in Ucraina, ma con sanzioni e contro-sanzioni a effetto globale, l’economia dell’Eurozona e dell’Italia prenderebbe un andamento regressivo nel 2022 fino a rischiare una recessione nel prossimo inverno.



Mario Draghi, correttamente, ha dichiarato che non stiamo per entrare in un’economia di guerra (razionamenti). Ma tanti analisti, tra cui chi scrive, visti i numeri correnti ritengono che certamente le compensazioni sono necessarie, oltre a una nuova geopolitica dei rifornimenti, e richiederanno un “debito di guerra” acceso dall’Ue con un modello simile a quello utilizzato per la pandemia, estendendo la sospensione del divieto agli aiuti di Stato nei settori economici più colpiti. Oppure o in combinazione un nuovo programma di acquisto dei debiti nazionali da parte della Bce, calibrabile in base alle contingenze, corroborato dal loro assorbimento nel bilancio della Bce stessa per sterilizzarli in modo che l’impatto debitorio extra possa essere spalmato nei decenni. 



Ma tale infrastruttura finanziaria, pur in studio a livello Ue, è oggetto di divergenze che la stanno ritardando mentre l’emergenza è adesso e non può essere coperta solo dal bilancio nazionale italiano. Per esempio, la mossa immediata più logica in Italia sarebbe quella di togliere temporaneamente le accise che pesano per circa il 50% sul prezzo dei carburanti per autotrazione, così riducendo una delle fonti di inflazione e di insostenibilità delle produzioni. Ma il Governo non vuole/può rinunciare a quel gettito. Lo potrebbe se, appunto, vi fosse una compensazione da parte di un eurosostegno. Così come sono molto limitate le risorse nazionali, in relazione al fabbisogno, per compensazioni ai settori industriali che soffrono per la nuova situazione e ancora – da non scordare – per gli effetti della pandemia. 



Alcuni analisti stanno tratteggiando uno scenario ipotetico di congelamento del conflitto cinetico in Ucraina: alcuni settori andrebbero in boom, ma tanti altri resterebbero bisognosi di compensazioni perché le sanzioni non verrebbero rimosse, modificando di poco la tendenza recessiva e il rischio di stagflazione. Il Pnrr potrà aiutare a migliorare lo scenario? L’effetto di questi investimenti sarà differito e bisognerebbe ri-adattarne alcuni alle contingenze. 

In conclusione, l’Ue farà qualcosa perché la sua compattezza geopolitica richiede misure del tipo qui accennato, ma preoccupano i suoi tempi non brevi. 

www.carlopelanda.com 

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI