L’economia di guerra è una misura politica che viene adottata dai Governi al fine di adeguare il proprio sistema economico alle esigenze che derivano dalla partecipazione del Paese ad un evento bellico: il Premier Mario Draghi, nelle scorse ore, ha allontanato gli allarmismi dettati dagli effetti che avrà il conflitto in Ucraina sul panorama internazionale, ma al tempo stesso ha annunciato che è necessario “prepararsi a diversi scenari, anche di razionamento dei beni”.
Il razionamento dei beni è proprio uno dei fenomeni che sovente si verificano in una economia di guerra. L’economista Philippe Le Billon ha descritto quest’ultima come un “sistema di produzione, mobilitazione e allocazione di risorse per sostenere la violenza”. Il Governo, in questi casi, deve infatti garantire un adeguato livello di rifornimento di materiale bellico anche tramite l’adeguamento delle attività di produzione. È così che gran parte delle risorse vengono rese disponibili per gli armamenti, per il mantenimento e la mobilitazione degli eserciti e per organizzare le suddette produzioni. Il peso dell’industria pesante dunque aumenta a dismisura. Ciò ha effetti importanti anche nella vita della popolazione comune.
Economia di guerra, cos’è e quali sono gli effetti
In un’economia di guerra è inevitabile che il Governo provveda a rendere adeguato il livello di rifornimento di materiale bellico, ma al tempo stesso esso ha l’obbligo di assicurare un livello produttivo di beni di consumo che garantisca l’approvvigionamento della popolazione. Le due cose, tuttavia, vanno spesso in contrasto. La produzione dei beni primari infatti risulterà ridotta rispetto a quanto accade in un’economia tradizionale e al tempo stesso la manodopera disponibile sarà sempre più scarsa, tanto che il reddito delle famiglie sarà maggiore ma non potrà essere utilizzato. Da qui la necessità di un razionamento dei beni.
Le capacità d’acquisto delle famiglie dovranno confluire verso impieghi diversi dai beni primari. Allo stesso tempo, tuttavia, sarà necessario adottare delle misure di contrasto all’inflazione da eccesso di domanda e utili a diminuire la circolazione della moneta. Una di queste può essere l’emissione di titoli di Stato, che potrebbe però causare problemi al termine dell’evento bellico. In casi molto particolari può accadere che i soggetti si identifichino talmente tanto nel proprio Paese da utilizzare i fondi come donazioni per vincere la guerra.