Non sono certo poche le fake news che circolano in occidente sulle debolezze dell’Industria militare russa. Diversi analisti hanno per esempio sottolineato che l’industria della difesa russa attuale altro non sia che l’ombra di quella che era l’industria militare ai tempi dell’Unione sovietica e ciò la condannerà inevitabilmente a rimanere sulla difensiva.



L’ennesimo esempio di analisi e previsione sbagliata. In primo luogo interpretare l’acquisizione di materiali dall’estero come i veicoli blindati leggeri multi-ruolo su ruote (LMV) dalla ditta italiana Iveco o l’acquisizione delle fregate MISTRAL in Francia, non rappresenta affatto un segno di debolezza. In realtà, la Russia ha fatto esattamente come i paesi occidentali, cercando di acquistare materiali “pronti all’uso”, meno costosi. In secondo luogo la Russia sviluppa sistemi d’arma molto sofisticati come le armi ipersoniche, la piattaforma ARMATA per veicoli blindati, sistemi robotizzati e reti di controllo che utilizzano l’intelligenza artificiale. La Russia riserva quindi i suoi investimenti per la produzione domestica di materiali sensibili e ad alta tecnologia, preferendo rivolgersi all’estero per sistemi più semplici.



È esattamente ciò che è successo con i droni iraniani SHAHID-136 (designati GERAN-2 in Russia). In terzo luogo va notato che una parte significativa di queste acquisizioni è stata fatta presso paesi della NATO, il che indica che la Russia non aveva intenzione di impegnarsi in un conflitto con gli europei. Nello stesso spirito, Gina Raimondo, segretaria americana al Commercio, aveva dichiarato a maggio 2022, durante un’udienza al Congresso, che i russi raccoglievano microprocessori da lavatrici e frigoriferi per ottenere i microprocessori necessari ai loro armamenti.

Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, e Annalena Baerbock, ministra degli Affari esteri tedesca, hanno ripetuto questo messaggio a più riprese. In realtà, la Russia produce il 25% del proprio fabbisogno, compreso quello militare, che utilizza principalmente microprocessori a 100-150 nm e processori a media nanometria (30-65 nm). Può contare sulla Cina per i microprocessori a nanometria inferiore (20-60 nm) che vengono utilizzati nelle attrezzature militari. I microprocessori a bassa e bassissima nanometria (4-12 nm), che si trovano in tablet e telefoni cellulari, non sono generalmente utilizzati per gli armamenti, poiché è difficile “indurirli”. Come a smentire le nostre icone, gli stessi ucraini dichiarano che ai russi non mancano microprocessori.



Detto ciò, le sanzioni hanno messo in evidenza una vulnerabilità e la Russia ha deciso di avviare un programma per creare la capacità di produrre microprocessori a 7 nm entro il 2030. Così, nonostante le voci diffuse dai media occidentali, nulla dimostra che la Russia abbia dovuto acquistare sistemi d’arma da attori esterni per compensare una carenza nella sua industria della difesa. Per diverse ragioni.

La prima è che l’industria della difesa russa sta molto bene. È innovativa ed estremamente competitiva sul mercato internazionale. A differenza di quella dei paesi occidentali, l’industria degli armamenti russa, come quella ucraina, ha continuato a esportare equipaggiamenti militari. Oggi, le sue esportazioni di armi si sono ridotte significativamente, poiché la maggior parte della produzione è stata indirizzata verso le esigenze nazionali. L’industria degli armamenti in Russia rappresenta circa 800 aziende e quasi mezzo milione di posti di lavoro. Mentre in epoca comunista funzionava secondo il principio dell’economia pianificata, oggi funziona secondo il principio di mercato.

In realtà, l’architettura dell’industria degli armamenti russa è molto simile a quella che esisteva in Europa negli anni ’60-’80: le aziende sono praticamente tutte nelle mani dello Stato. A differenza dei complessi militari-industriali occidentali, i cui interessi possono divergere da quelli dello Stato, in Russia vi è convergenza. In Occidente, specialmente in Europa, dopo la guerra fredda, l’industria degli armamenti ha lasciato il posto a produzioni di natura civile per raccogliere i “dividendi della pace”.

La situazione in Europa e le buone relazioni con la Russia (fino almeno al 2014) facevano sì che l’assenza di una minaccia militare fosse una realtà e non giustificava oggettivamente il mantenimento di una capacità produttiva importante. È probabilmente questa la ragione sottostante per cui gli Stati Uniti hanno fatto di tutto per mantenere un continuum di minacce dalla fine della guerra fredda.

Ma cerchiamo di entrare nello specifico facendo per esempio riferimento a una tecnologia certamente innovativa che è quella delle armi ipersoniche. I russi dispongono di un’intera gamma di missili che la difesa aerea ucraina ha ancora difficoltà a fermare. È il caso dei missili 9M723 ISKANDER-M e dei missili Kh-22 BOURYA. Questi missili sono così pericolosi ed efficaci che hanno indotto le forze aeree ucraine, ad  avere gli F-16, al fine di combattere i Kh-22. I missili ipersonici hanno fatto il loro ingresso in forza nel conflitto ucraino. La loro importanza operativa sul teatro ucraino è meno significativa rispetto al cambiamento che annunciano nell’equilibrio strategico delle forze tra Russia e Occidente.

In fase di sperimentazione dal dicembre 2017, il missile Kh-47M2 KINJAL è stato impiegato per la prima volta in combattimento il 18 marzo 2022, per colpire siti logistici ucraini. Probabilmente si trattava sia di effettuare un primo test in condizioni di combattimento, sia di inviare un segnale all’Occidente. Non tutte le caratteristiche di questi missili sono note con precisione. Tuttavia, sembrano rappresentare una sfida importante per i sistemi di difesa antiaerea occidentali, come il MIM-104 PATRIOT americano, il NASAMS norvegese o l’IRIS-T SLM tedesco. L’8 maggio 2023, i media hanno annunciato che l’Ucraina è riuscita per la prima volta ad abbattere un missile ipersonico il 4 maggio. Tuttavia, tre giorni prima, il portavoce dell’aviazione ucraina aveva dichiarato a un media ucraino che l’Ucraina non aveva abbattuto un tale missile. Essenzialmente implementato da apparecchi MiG-31K e MiG-31I, il KINJAL è operabile anche sulla piattaforma del Su-34. Il vantaggio di questa diversificazione è la possibilità di liberare i MiG-31 per impiegarli contro missili da crociera, che il suo radar consente di combattere efficacemente.

Mentre i nostri media raccontano continuamente che la Russia non ha alcuna capacità di sviluppo tecnologico, si constata che è riuscita a mettere a punto un’intera gamma di missili ipersonici (con velocità comprese tra 10.000 e 30.000 km/h). Così, la Russia ha iniziato a dispiegare i missili ipersonici ZIRCON sulle sue navi. Essendo difficilmente intercettabili, questi missili costituiscono una minaccia considerevole per le portaerei americane, cioè per la capacità di proiezione di forza degli Stati Uniti.

La portata geostrategica di questi nuovi armamenti sembra non essere ancora stata compresa in Occidente, che rimane prigioniero della propria narrativa. Ma Vladimir Putin ne ha parlato già da diversi anni, riferendosi a tecnologie di armi nuove che sono – effettivamente – in anticipo di diversi anni sull’Occidente. Così, gli Stati Uniti non sono ancora stati in grado di sviluppare sistemi equivalenti.

 

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