Il governo italiano non farà distinzioni nel tutelare le banche di maggiore o minore importanza perché l’obiettivo è quello di “salvarle tutte”in caso di bisogno, mentre l’Italia presenterà una propria bozza di riforma globale dei mercati per dare vita a una nuova Bretton Woods già sabato 11 ottobre all’Fmi e al G20 e quindi durante il suo turno di presidenza del G8. Al termine della riunione del G7, che ha accolto le sue richieste e quelle di altri paesi per un comunicato finale incisivo, redatto in uno stile meno arcaico e più rispondente alla situazione attuale, il ministro dell’economia Giulio Tremonti illustra il piano di azione dei sette grandi e ribadisce le linee guida delle misure anti-crisi del governo italiano. Accanto a lui il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, che definisce “eccellente” il comunicato del G7volto a rassicurare i mercati finanziari, oramai in pieno panico. La soluzione italiana (anche se in linea con l’Europa) è nazionale perché, come già emerso nei colloqui preparatori,ogni paese ha esigenze e caratteristiche diverse, ma segue lo”schema” del piano di azione in cinque punti elaborato dal G7.A differenza degli Stati Uniti, dove verranno salvate le banche “sistemiche”, e così come avviene in Europa, però nessuna banca italiana verrà lasciata indietro nel caso di problemi. Nel nostro paese in ogni caso, ha rimarcato Tremonti, gli istituti di credito, pur con problemi di liquidità, “sono solidi”.



Tuttavia, nota il responsabile di via XX settembre, la portata e la novità della crisi è tale che servono risposte con “strumenti nuovi” e di tipo “politico e istituzionale”. A questo l’Italia, afferma il ministro, sta lavorando e, invista della sua presidenza di turno del G8 che partirà a gennaio 2009, presenterà nelle riunioni del Fondo Monetario e del G20 una prima bozza, un “working in progress”, messa apunto da Palazzo Chigi e dal Tesoro con la collaborazione della Banca d’Italia. L’obiettivo è quello di arrivare a una “nuova Bretton Woods” per regolare i mercati finanziari che tenga conto anche del nuovo ruolo dello Stato, impegnato a non farfallire le istituzioni finanziarie e farsi carico del debito finqui assunto dai privati. In questo ambito va ripensato anche l’accordo Basilea 2, in base al quale le banche devono accantonare quote di capitale proporzionali al rischio derivante dai vari rapporti di credito assunti, valutato attraverso lo strumento del rating. Entrato in vigore solo 1 gennaio di quest’anno, l’accordo lungamente discusso e dibattuto è già “morto”, spiega Tremonti, che non a caso sottolinea come tutte le banche fallite fossero in regola con le norme dell’intesa mentre anche gli standard contabili internazionali Ias “sono stati forse un errore”. Il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, dal canto suo spiega che va “resuscitato con altre forme”, ridimensionando il ruolo che l’accordo assegnava alle agenzie di rating, ora in forte crisi di credibilità.

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