La sfiducia nel sistema creditizio dilaga sempre più in ogni parte del pianeta. Borse che salgono e scendono nevroticamente, banche che vanno in fallimento o che evitano la fine grazie ad aiuti di Stato, addirittura Stati aiutati da altri Stati, come avviene per l’Islanda. Ma che cosa ne pensano gli italiani? Nando Pagnoncelli, amministratore delegato della società di indagini statistiche Ipsos, ci racconta il suo punto di vista
A che livello si percepisce il clima di sfiducia della cittadinanza nei confronti del sistema finanziario?
Non abbiamo un sondaggio recentissimo su questo argomento e, d’altra parte, gli eventi di questi giorni rendono in un certo senso obsoleti i sondaggi che realizziamo in merito.
Mi spiego: evidentemente un sondaggio condotto all’indomani del fallimento di Lehmann Brothers dava un certo risultato, assolutamente differente da quello che potrebbe dare uno studio condotto dopo la giornata di oggi. Insomma c’è un andirivieni che impedisce di formularsi un’idea chiara e precisa della situazioni.
Si registra comunque un clima di preoccupazione molto forte, ma non percepiamo reazioni di panico.
È molto chiaro che c’è un timore diffuso, ma non riguarda tanto l’aspetto finanziario. Ricordiamo infatti che una percentuale molto piccola del nostro Paese investe in borsa, circa il 7/8%. In Italia si investe per lo più in bot oppure i risparmi vengono lasciati in liquidità sul conto corrente.
Quello che preoccupa è invece l’idea che ci possa essere una recessione più o meno legata alla crisi finanziaria in atto.
Che effetti ha questa percezione nei riguardi del clima politico?
Nei giorni scorsi ho detto in un’intervista rilasciata a La Stampa che abbiamo rilevato una serie di dati di monitoraggio relativi alle istituzioni (teniamo sotto controllo circa 25 istituzioni sociali fra polizia, pompieri, esercito, politici, ministeri etc…).
Rispetto alla precedente indagine di maggio, quella di settembre evidenziato una crescita molto forte nei confronti del Presidente della Repubblica, del Senato e della Camera e, soprattutto nei confronti dei partiti politici. Questi ultimi rimangono saldamente all’ultimo posto passando, però, da un 23% di fiducia a un 30%. Una crescita, dunque, di ben 7 punti.
Personalmente argomento questa crescita alla luce di un paio di elementi portanti.
In primo luogo il venir meno della fase acuta della scontentezza verso la politica, la casta e i suoi privilegi. Questa polemica non è più all’ordine del giorno e non è più così visibile ai media quella serqua di tematiche enfatizzate nei mesi precedenti.
Una seconda osservazione riguarda il clima di dialogo che ha caratterizzato la campagna elettorale, ma anche una prima parte della legislatura.
Cosa vuol significa? Che sei gruppi parlamentari anziché 19 danno l’impressione di fare di più e di essere meno condizionati. Vi è dunque una ripresa di fiducia nelle istituzioni, non solo in quelle di “garanzia”, ma anche in quelle di carattere politico.
Secondo lei l’attuale crisi che attraversa il globo viene percepita come contingente o strutturale dagli italiani?
Non credo che in molti non esperti si siano posti la domanda in questi termini, se non altro, non a livello globale. È chiaro che da diversi anni gli italiani percepiscono una difficoltà generale in tutto il settore economico, e, nell’economia di tutti i giorni, la sindrome da quarta settimana è diventata pressoché una vera e propria malattia epidemica.
Nella nostra società svolgiamo analisi anche in altri paesi europei e le compariamo spesso con i risultati nazionali. Da questo punto di vista l’Italia si colloca all’ultimo posto nella graduatoria dell’ottimismo.
Ci sono, a suo avviso, ancora dei capisaldi, dei punti di riferimento ai quali si rivolge la popolazione nazionale?
In realtà negli ultimi anni abbiamo assistito a un cambiamento nella relazione con le istituzioni. La Chiesa dispone tuttora di un buon livello di fiducia, però attenzione: perché dire che si ha fiducia nella Chiesa non significa seguirne i precetti. Ma ci sono altri esempi: la scuola, per dirne uno gode di elevata fiducia, ma sappiamo che atteggiamento si è diffuso nei suoi confronti, il patto educativo fra genitori e insegnanti è stato tradito. La magistratura ha un grado alto di stima generalmente, ma si assiste a una polarizzazione di giudizi sul singolo episodio. C’ è qualcuno, come il Presidente, che all’inizio non godeva della fiducia di una parte del paese, che ha visto crescere la stima nei propri confronti. Ma anche l’Europa stessa subisce un po’ di flessioni, perché si fatica oggi a capire quali siano le ragioni della nostra appartenenza a un unico continente. L’euro, in ultimo, ha dato la percezione che molte cose vadano male. Insomma è diffuso un clima di smarrimento nei confronti delle sovrastrutture più importanti.