Nel piano di privatizzazione di Alitalia non ci sarebbero elementi di per sé in contrasto con la normativa comunitaria ma il via libera della commissione europea sarebbe condizionato al rispetto – che sarà verificato da un trustee indipendente nominato in accordo con le autorità italiane e che periodicamente dovrà riferire all’esecutivo europeo – degli impegni presi, a partire da quelli sul fronte della cessione degli asset che dovrà avvenire a prezzi di mercato alla discontinuità tra la vecchia e la nuova Alitalia.
Il prestito ponte, trasformato in capitale netto, sarebbe un aiuto di Stato illegale, incompatibile con le regole europee sulla concorrenza, visto che nessun privato avrebbe sborsato quella somma per Alitalia. Il rimborso sarebbe inevitabile ma se sarà a carico della società commissariata o della Cai dipenderà dall’effettiva discontinuità tra vecchia e nuova società.
Dallo stallo nella trattativa sulla stesura dei contratti per le tre categorie si è arrivati, ieri, ad una netta bocciatura da parte dei rappresentanti dei lavoratori dei criteri di selezione del personale che entrerà nella Nuova Alitalia, 12.639 dipendenti. I criteri di scelta per assunzioni a tempo indeterminato, sintetizzati da Cai in poche righe, sono stati giudicati dai sindacati “inaccettabili” e a vario titolo è stato chiesto l’intervento del presidente di Cai Roberto Colaninno o dell’amministratore Rocco Sabelli e che al tavolo siedano veri negoziatori, e non i «rigidi portavoce cioé gli avvocati guidati da Marco Marrazza».
I sindacati ritengono che sia per i contratti sia per i criteri di assunzione non venga rispettato quanto sottoscritto a Palazzo Chigi.