Il trasporto ferroviario si trova in una situazione di transizione: l’apertura alla concorrenza dell’Unione Europea nel trasporto passeggeri pone di fronte a nuove sfide gli operatori di un settore che non hanno mai conosciuto una grande competizione.

Il 1° gennaio 2010 operatori stranieri potranno competere sul nostro mercato interno e nonostante ci siano ancora diversi freni tecnici e regolatori, è previsto un lento ma graduale cambiamento dell’assetto attuale.



Nel trasporto passeggeri, Trenitalia, che fa parte della holding Ferrovie dello Stato, così come Rete Ferroviaria Italiana, è ancora praticamente monopolista. FS è di proprietà statale al 100% e detiene dunque sia l’infrastruttura ferroviaria che il principale operatore ferroviario.

Le linee ad alta velocità che sono in costruzione modificheranno nei prossimi due anni il panorama delle ferrovie. La cosiddetta L rovesciata, cioè la Torino-Milano-Roma-Salerno, sarà conclusa nel 2010 e sarà possibile per gli operatori ferroviari collegare Milano a Roma in 3 ore.



I costi di questa infrastruttura sono stati sproporzionati, avendo raggiunto circa i 40 milioni di euro al chilometro, quasi 3 volte tanto i costi dell’alta velocità spagnola e francese; se avessimo avuto un livello pari a quello europeo tutta l’Italia sarebbe stata collegata con l’alta velocità.

Non è questo tuttavia il punto che si vuole affrontare e la domanda che si pone è se sarà possibile una maggiore concorrenza a Trenitalia e un aumento della qualità dei servizi.

La liberalizzazione italiana è stata effettuata quasi dieci anni fa, ma quasi nessun concorrente è entrato nel mercato; la motivazione è duplice e risiede in due problemi non risolti completamente.



La prima è di natura regolatoria: RFI e Trenitalia sono normativamente separate, ma di fatto fanno parte dello stesso gruppo, FS Holding. Finché le due società non saranno separate effettivamente sarà difficile avere una vera concorrenza; è del 2 ottobre l’apertura dell’istruttoria dell’autorità garante della concorrenza e del mercato nei confronti di FS Holding e RFI dove si ritiene che le società potrebbero ostacolare l’ingresso di nuovi concorrenti di Trenitalia.

La seconda motivazione, che in parte deriva dalla prima, è la mancanza per molti anni di investitori che potevano intravvedere la possibilità di fare profitti nel settore; l’entrata di operatori stranieri porta invece le capacità necessarie per potere fare una concorrenza effettiva.

L’entrata di Nuovo Trasporto Viaggiatori modificherà in parte il settore del trasporto ferroviario a partire dal 2011, quando la società comincerà ad operare. La SNCF, società francese entrerà nel capitale del nuovo operatore ferroviario con una quota di circa il 20%. Questo è un fatto positivo perché è un primo segnale di concorrenza internazionale nel settore; è necessario tuttavia che la liberalizzazione europea sia applicata in tutti gli Stati dell’Unione Europea, in modo che si possa creare un mercato unico dove possano agire operatori privati così come accade in Gran Bretagna. L’acquisto di treni AGV dell’azienda produttrice Alstom, faceva presupporre un’entrata dei francesi piuttosto dei tedeschi in NTV, in quanto SNCF possiede una grande esperienza nell’utilizzo di questi treni.

La concorrenza dunque probabilmente modificherà in parte il settore dell’alta velocità nel trasporto ferroviario. Questa è una delle ragioni per le quali Trenitalia troverà grandi difficoltà in futuro poiché l’azienda pubblica era in grado di non accumulare perdite principalmente nel trasporto ferroviario ad alta velocità.

Il Governo dovrebbe agire al fine di permettere l’entrata di nuovi operatori ferroviari in modo che la concorrenza possa sviluppare il mercato tramite anche una separazione effettiva tra RFI e Trenitalia; questa ultima dovrebbe essere privatizzata completamente in modo che possa cominciare ad agire come un’azienda in competizione ed eliminare le inefficienze che i bilanci evidenziano.

Se si aspettasse troppo tempo ci ritroveremmo nella stessa identica situazione di Alitalia, con un’azienda pubblica che accumula perdite con delle quote di mercato in diminuzione e perennemente salvata dai contribuenti. Bisogna ricordare che se Alitalia impiegava circa 18 mila dipendenti, FS ne impiega almeno 5 volte tanto; un fallimento nella gestione nei prossimi anni avrebbe un effetto molto maggiore rispetto alla crisi del vettore aereo.

Il Governo con coraggio dovrebbe pensare ad agire per tempo con una soluzione non facile, ma con la possibilità di far risparmiare al contribuente italiano diversi miliardi di euro l’anno.