«Abbiamo fatto quello che dovevamo, ora la banca è più solida e più forte. Abbiamo le munizioni giuste per affrontare una crisi che non è di un singolo, ma di un sistema».
Lo afferma l’amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, a proposito del piano da 6,6 miliardi varato l’altro ieri. «Con questo piano – dice in un’intervista a Repubblica – sgombriamo finalmente il campo dalla presunta debolezza della nostra base patrimoniale».
«Certo – aggiunge – non ci conforta l’andamento generale che purtroppo resta molto negativo per tutti». Profumo ammette che forse Unicredit ha esagerato con una serie di operazioni ambiziose lo scorso anno, ma spiega: «Nessuno di noi aveva la percezione che fossimo arrivati al picco del ciclo positivo, e che di lì a poco avremmo imboccato la china discendente. E questo – dice Profumo – lo dico in tutta onestà, è stato il nostro primo errore». Il secondo errore, prosegue, «è stato non prevedere che la crisi globale sarebbe stata così profonda e così prolungata».
Quello che nessuno aveva previsto «era che stesse arrivando una vera e propria recessione».
Tuttavia, secondo Profumo, le banche italiane possono stare tranquille. «Il sistema bancario italiano – afferma – è assolutamente solido».
A proposito della fine del capitalismo e la rivincita dello Stato sul mercato, Profumo ritiene «fuor di dubbio che l’economia di mercato non abbia dato gran prova di sé», ma afferma che «è ancor più dubbio» che la soluzione del problema «sia il ritorno dello Stato padrone». Certo, sottolinea, «è necessario ristabilire la primazia della politica, è necessario che si impongano regole nuove e più certe e che si costituiscano Autorità di vigilanza più forti e penetranti».
Infine, quanto alle voci di sue dimissioni afferma: «Sono anche io un dipendente di questa azienda, rispondo al cda che a sua volta risponde all’Assemblea dei soci. Per questo non mi imbulloneri mai alla poltrona là dove vi fosse una richiesta di ricambio manageriale».



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