Le cinque sigle del “fronte del no” che rappresentano piloti, assistenti di volo e personale di terra di Alitalia non ritengono opportuno, al momento, appoggiare la mozione votata all’unanimità all’assemblea per il blocco totale immediato del trasporto aereo. Il presidente dell’Anpac, Fabio Berti, e il segretario nazionale del sindacato dei lavoratori, Andrea Cavola, dopo aver valutato la mozione, hanno preso la parola richiamando tutti all’unità perché «abbiamo un obiettivo che è identico – ha spiegato Berti -: bisogna capire qual è il modo giusto visto che oggi non siamo qui in una condizione normale di assemblea. Stiamo pianificando le cose giuste, la lotta non finisce oggi perché con un’azione traumatica avremmo una precettazione dopo 20 minuti. Ci si fida o no. Non ci deve essere spaccatura, c’è una strada precisa, dovete avere fiducia».



«La nostra professione è irrinunciabile – ha proseguito Berti – e si è visto con l’applicazione letterale del manuale operativo che ha provocato ritardi nei voli. Non tappando le inefficienze aziendali, non reggono. Ci sono assistenti di volo che fanno le pulizie, piloti che trainano e si sostituiscono al personale di terra mancante. Ha fatto male ieri la dichiarazione di sciopero» per 15 giornate dal 25 novembre a maggio 2009. «Oggi sul tavolo non c’è niente, dobbiamo andare lunghi con azioni decise. Non siamo qua perché abbiamo paura, un’azione così, riferendosi al blocco, «non sarà risolutiva. Anch’io ho famiglia e due figli e sono orgoglioso di lavorare in Alitalia. Cai vuol far credere di poter gestire la compagnia senza personale navigante e di terra ma non è così».



Per Cavola «questa vertenza chiude un’era perché in questa azienda non saremo più gli stessi e molti non faranno parte più di questa azienda. È la lotta finale – ha aggiunto – il problema vero è la vera unità».

La nota diffusa ieri dalle cinque sigle sulle 15 giornate di sciopero «ha dato un segnale che va interpretato. Cara Cai, questa azienda te la stanno regalando con l’appoggio del governo e dei sindacati confederali e pensi di aver vinto – ha spiegato Cavola – ma se prima dell’uno dicembre non avrai cambiato atteggiamento non avrai vita facile quando sarai qui dentro. Non dobbiamo arrivare al primo dicembre».