«Si impongono politiche di rigore e anche sacrifici» – ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in un discorso a braccio al Quirinale – di fronte «ad una situazione difficile come non si vedeva da anni».

Il capo dello Stato ha parlato davanti alla gente dello spettacolo riunita per i premi “Eti Olimpici del Teatro” e “De Sica” e ha preso spunto dall’intervento pronunciato ieri al Quirinale da una ragazza cinese di nascita, che ha ottenuto la cittadinanza italiana e ha elogiato le bellezze culturali e artistiche dell’Italia



Napolitano ha detto che «ciò che comprende tanto chi viene da lontano e sceglie di farsi italiano spero lo comprenda anche chi è italiano di nascita e che chiunque di noi ne tragga fino in fondo le conseguenze per difendere questa nostra ricchezza anche nei momenti difficili come quello attuale».

«È antica – ha detto il capo dello Stato – quella della crisi della finanza pubblica per il peso del debito accumulato e di tanto in tanto alleggerito e scalfito, ma divenuto ormai insostenibile. Una questione che nessuno, in nessun campo, può ignorare. Nessuno può evitare di farsene carico. Nuova – ha proseguito Napolitano – è la crisi economica mondiale che ha ricadute sia sull’economia europea sia sui nostri conti pubblici con conseguenze che appaiono e sempre più appariranno gravi ed evidenti. Nascono da qui le difficoltà di dare risposte soddisfacenti ai bisogni del teatro, del cinema, dello spettacolo e delle attività culturali in generale». A queste difficoltà, ha concluso il presidente, bisogna rispondere con scelte che non sacrifichino «esigenze prioritarie» e settori che hanno «peculiare significato e rilievo» e contribuiscono a tenere viva la tradizione culturale e l’identità nazionale».



«Ho rispetto – ha aggiunto – per chi ha responsabilità di governo nella situazione attuale e per chi deve affrontare in Parlamento problemi che richiedono una assunzione di responsabilità sia della maggioranza sia dell’opposizione. Bisogna confrontarsi nel merito sulle conseguenze che può avere ogni decisione restrittiva, specie quando si tratti di un campo, quello della valorizzazione tenace delle risorse culturali e artistiche, che non sopporta soluzioni di continuità o cadute di attenzione».

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