È evidente a tutti che il mercato immobiliare e le attività legate al mondo del real estate stanno passando oggi un momento di forte crisi. Una crisi profonda che ha avuto come spunto iniziale i subprime statunitensi e che ha poi coinvolto tutte le società immobiliari quotate sulle Borse internazionali. Nella community del real estate italiano si respira un’aria di forte preoccupazione e smarrimento.
Ma come tutte le “crisi” – parola che etimologicamente significa “vaglio”, e quindi “giudizio” – si tratta di un momento storico di verifica del mercato, come un setaccio in grado di trattenere ciò che c’è di vero e di reale e di eliminare ciò che è fittizio e apparente. Questo momento è quindi una grande occasione per il real estate per prendere maggiore coscienza di sé, delle proprie responsabilità e dei propri compiti. Non si tratta di un’attività commerciale come un’altra, ma di un comparto fondamentale per lo sviluppo economico, sociale e culturale delle nostre città e del territorio.
È dunque necessario da parte di tutti gli operatori un atteggiamento leale sulla realtà: in questi anni invece la finanza è stata erroneamente considerata come lo scopo della propria attività anziché come uno strumento, attivando investimenti ingiustificati e generando finti scenari, facili guadagni e uno sviluppo solo apparente che con questa crisi si è rivelato in tutta la sua triste realtà di assoluta inconsistenza. Non a caso le imprese e i gruppi che si sono mossi con cautela e con investimenti mirati e controllati oggi sono invece per la maggior parte fuori dalla crisi, o solo parzialmente toccati, e adesso possono diventare i nuovi protagonisti del mercato.
Questo non significa che la finanza è il male assoluto. Tutt’altro: è uno strumento importante dell’attività immobiliare e di qualsiasi altra attività economica, ma richiede da parte di chi la usa un atteggiamento realistico, di credibilità e con un adeguato rapporto tra investimenti e richieste di finanziamento. Ciò richiede da parte degli istituti finanziari un’adeguata competenza nel giudicare la bontà dei progetti meritori, e di valorizzare chi rischia con concreti progetti imprenditoriali, indipendentemente dal valore del patrimonio posseduto.
Per questo oggi è necessario un salto di maturità dell’imprenditoria italiana del real estate e non solo, capace di essere più avveduta negli investimenti e nei progetti, che sappia ragionare su tempi di sviluppo realistici e su profitti adeguatamente proporzionati, al contrario di quanto ci s’illude di ottenere con la speculazione finanziaria.
Anche il rapporto tra la pubblica amministrazione e i privati deve cambiare, secondo tre fondamentali cardini: la semplificazione delle procedure e delle norme, la trasparenza nei progetti proposti, nelle risposte di fattibilità e soprattutto nei tempi e nei costi di realizzazione, e infine la co-responsabilità di tutti, sia nel settore pubblico che in quello privato, principio sussidiario basilare d’ogni azione imprenditoriale.
Questa crisi è quindi un’enorme opportunità: per i gruppi privati di diventare maggiormente realistici e responsabili nei propri investimenti e nella propria attività; per il sistema finanziario di essere un vero partner per lo sviluppo dell’economia; e infine per l’amministrazione di proporsi come vero ambito di sintesi tra l’interesse pubblico e quello privato.