Con riferimento alla proposta di legge che intende stabilizzare il meccanismo del 5 per mille preme evidenziare che essa ha il merito:
1) di “aggiornare” una disposizione che forse per i tempi e per il contesto di allora non era stato possibile inserire nel decreto legislativo che ha riformato la disciplina degli enti non commerciali e introdotto la nozione fiscale di ONLUS.
2) di chiarire la platea dei soggetti beneficiari della specifica previsione normativa.
Avuto riguardo a sub 1., il disegno di legge, elaborato dall’Intergruppo parlamentare sulla sussidiarietà, muovendo dai dati reali secondo i quali il meccanismo è molto apprezzato dai cittadini e dalla società civile, risulta essere uno strumento moderno e adeguato allo sviluppo delle realtà non profit del nostro Paese. Invero, sembra del tutto evidente che – in contesti in cui le provvidenze pubbliche a sostegno delle iniziative e delle finalità delle organizzazioni non lucrative debbono fare i conti con i noti vincoli di bilancio – rimettere la “decisione” alla responsabilità dei cittadini aiuti questi ultimi a individuare l’organizzazione che a loro parere in quel momento non solo incarna e rappresenta i valori ideali in cui riconoscersi ma è anche capace di realizzarli in modo tale da essere percepito dal territorio. Si tratta di un’altra importante affermazione della società civile che “chiede di essere riconosciut[a] attraverso la valorizzazione di forme “sussidiarie” di risposta ai bisogni delle persone e delle comunità” (cfr. articolo di Angelo Scola, Patriarca di Venezia, Il Sole 24 Ore, mercoledì 16 novembre 2008, n. 327, p. 17).
Inoltre, la stabilizzazione del meccanismo dovrebbe permettere alle organizzazioni di elaborare campagne istituzionali di comunicazione e di accreditamento sul territorio volte ad affermare i valori fondanti della loro azione e dei loro interventi e, conseguentemente, di facilitare la conoscenza e quindi il coinvolgimento dei cittadini in azioni di volontariato e di aiuto alle fasce più deboli. In altri termini, il 5 per mille rappresenta un potente mezzo attraverso il quale rilanciare l’impegno civico e altruistico, canalizzando risorse e disponibilità verso progetti conosciuti, “testati” e accountable.
La “gloriosa” tradizione non profit italiana, costituita di tante realtà associative, cooperative e fondazionali, impegnate nell’erogazione di servizi di pubblico interesse, non può che beneficiare di uno strumento che rafforza la cittadinanza attiva, la partecipazione e la condivisione dei bisogni. Ricorrendo ad un paragone storico, osiamo affermare che il 5 per mille può costituire l’attualizzazione contemporanea dei lasciti e delle donazioni, su scala ovviamente inferiore in termini di ammontare, che storicamente hanno permesso, di costituire e di realizzare numerose opere sociali.
Con riferimento a sub 2., invece, occorre esprimere un plauso alla scelta di escludere dal novero dei soggetti beneficiari del meccanismo gli enti locali. E ciò non certo in quanto si disconosca l’insostituibile ruolo e funzione degli stessi nei settori di pubblica utilità. Anzi. Proprio in quanto convinti assertori dell’imprescindibile intervento dei comuni, in particolare, nell’organizzazione dei servizi sociali e socio-assistenziali, “di servizio al bene della comune convivenza” (cfr. Scola, cit.), riteniamo che favorire lo sviluppo e la crescita delle organizzazioni della società civile sia di “interesse” diretto e cogente per gli enti locali. Questi ultimi, infatti, chiamati sempre di più a garantire il coordinamento, la pari dignità ed equità dei servizi alla persona, possono stabilire rapporti strutturati e stabili con quelle organizzazioni (accreditate) sul territorio locale, che godono altresì della fiducia dei cittadini. Ci sembra questa una via foriera di positività e antitetica rispetto a forme più o meno velate di privatizzazione ovvero di “esternalizzazione selvaggia”.
Ci sembra questa un’iniziativa meritoria di attenzione e di successo in quanto porterebbe a rendere certo un meccansimo che ha dimostrato un notevole successo presso i cittadini-contrbuenti e, conseguentemente, un maggiore accreditamento sociale delle organizzazioni non profit che operano sul territorio.