«Le dichiarazioni di alcuni ministri della Repubblica e la rigida posizione assunta da Cai altro non fanno che gettare benzina sul fuoco». Lo affermano quattro sigle del “fronte del no” all’intesa con Cai, e cioè Anpac, Up, Avia e Sdl – quindi senza l’Anpav -, ribadendo che sono e resteranno «disponibili a redigere i necessari documenti di stesura tecnica, se coerenti con quanto concordato e sottoscritto con Cai e Governo a Palazzo Chigi a settembre scorso, purché vengano esplicitamente esclusi quei criteri di assunzione, oggi presenti iniqui e discriminatori anche sotto il profilo sociale».
Nella nota congiunta, le quattro sigle che rappresentano tutte le categorie di lavoratori rilevano che «alcuni importanti esponenti del governo, facendo eco e amplificando le dichiarazioni del presidente di Cai, Roberto Colaninno, nelle ultime ore hanno comunicato la totale indisponibilità al dialogo con quello che è stato definito impropriamente “il fronte del no”».
Si spiega, inoltre, che «queste esternazioni evidenziano, chiaramente e per tutti, chi è ragionevole e dimostra buon senso e chi no. È palese, al di là di ogni dubbio, a chi andrebbero indirizzati i richiami alla ragionevolezza ed al senso di responsabilità! Se corrisponde al vero quanto dichiarato da esponenti Cai in merito alla loro assoluta volontà di rispettare tutte le tutele sociali previste dalla legge – prosegue la nota – non vedremmo alcun problema nell’esplicitarle chiaramente e formalmente nel verbale di intesa in modo da riaprire il confronto sulla stesura di dettaglio dei contratti coerente con il diritto e con quanto sottoscritto».
«Quando si esprimono posizioni – conclude la nota – si dovrebbero valutare con attenzione costi e benefici anche nell’interesse nazionale».