Obama è il nuovo presidente degli Stati Uniti. La Cina come ha vissuto la sua elezione?

Innanzitutto la Cina ha percepito l’ansia di rinnovamento che ha portato all’elezione di Obama. È una novità culturale oltre che politica molto rilevante: solo 40 anni fa negli Usa c’erano scuole separate per bianchi e neri, non c’era o quasi integrazione razziale, e ora è la volta di un presidente nero alla Casa Bianca. Tutta la campagna di Obama è stata incentrata sulla volontà di cambiamento, gli Usa volevano rinnovarsi e hanno dimostrato al mondo di saperlo fare. D’altra parte i cinesi sono anche molto prammatici e vorranno vedere come nel prossimo anno o anno e mezzo Obama affronterà i due temi cruciali della crisi economica e della guerra.



Veniamo alla crisi economica.

I cinesi sono rimasti anch’essi spiazzati dalla crisi e si interrogano su come si potrà uscirne nel medio termine. Intanto gli Usa hanno fatto richiesta di ulteriori prestiti: si parla di 200 miliardi di dollari e si dice che ci sia già una accordo da parte cinese per investirli…

Un dato cruciale, che forse preoccupa il futuro di entrambi, è la simbiosi profonda dei due sistemi economici.



Sì; gli Stati Uniti, con i loro investimenti produttivi, aumentano la capacità tecnologica e industriale della Cina, le produzioni cinesi – o meglio sino-americane – vengono esportate in Usa, qui tengono bassi i prezzi e danno beneficio ai consumi, e i guadagni cinesi vengono reinvestiti in buoni del tesoro americani… l’interdipendenza è nota. Ecco il perché dell’attenzione fortissima con cui i cinesi hanno guardato all’elezione del presidente.

Se crolla il sistema americano, la Cina subisce un colpo fortissimo…

Esatto; se invece l’America risorge, la Cina può guardare al futuro con ottimismo. Questo nel breve e medio termine. Nel lungo termine si attende il sorpasso della Cina sugli Usa, ma come e soprattutto quando questo potrà avvenire, pone problemi ancora maggiori.



Perché?

Perché la Cina è impreparata a un sorpasso nel breve termine. È solo una battuta d’arresto o gli Usa sono in declino? Questo cambierebbe tutto. Sarebbe un sorpasso compiuto senza una direzione precisa di marcia, perché gli Usa detengono ancora un primato economico di cui la Cina non può, per adesso, fare a meno. Ma è ovvio che una modificazione repentina dello scenario metterebbe in crisi anche l’Europa: noi siamo culturalmente “parte” del mondo americano (e viceversa naturalmente) ma se il mondo diventa dominato dalla Cina dovremo ricalibrare troppo in fretta le nostre coordinate culturali e il nostro paradigma economico. La prossima presidenza è cruciale per capire se Obama ce la fa a mantenere questo primato o se invece si tratta di una crisi profonda e strutturale e allora tutto può cambiare.

Quali sono le attese della Cina verso il neopresidente eletto in tema di politica estera?

Che gli Usa non creino troppi problemi con Taiwan. Ora si è aperto un dialogo, sarà un processo lento e macchinoso ma fondamentale per entrambi i lati dello “stretto di Taiwan”, come si dice in gergo. I tentativi dell’ex presidente taiwanese Chen Shui-bian di arrivare ad una dichiarazione unilaterale di indipendenza dell’isola, che avrebbe urtato tutti gli equilibri dell’area, sono stati tutti bloccati dagli Usa. Che hanno però “buttato” il lavoro fatto: l’annuncio di una vendita di armi a Taiwan per 6,5 miliardi di dollari ha compromesso in parte i buoni risultati raggiunti.

C’è anche il nodo della Nord Corea…

La Nord Corea è forse l’unico vero successo dell’amministrazione Bush in politica estera. Bush dialogando con la Cina è riuscito a contenere una minaccia vera, reale, perché la bomba atomica i nord coreani l’hanno davvero e non solo: hanno anche i mezzi per lanciarla e la forza “mentale” di farlo. In questo caso, senza dispendio di energie e uso della forza, questa minaccia è stata contenuta e controllata.

Sul tavolo c’è anche il problema Iran. Cosa si attende la Cina dal nuovo presidente?

Obama ha già detto che vuole trattare con l’Iran. Un metodo “multilaterale” potrà tornare solo utile. Non può farlo offrendo solo una carota, deve avere un “bastone strategico” e potrebbe fornirlo la Cina, perché come nel caso della Nord Corea potrebbe contribuire all’“accerchiamento” politico strategico dell’Iran. Ci vuole dunque una trattativa tra cinesi e americani sulle condizioni. I cinesi non potranno essere portatori d’acqua gratuiti, non vorrebbero esserlo in ogni caso e allora bisogna capire quali sono le condizioni che Obama potrà offrire ai cinesi prima ancora di offrirle agli iraniani.